Nord e Sud Europa: ghettizzazione in chiave antiterroristica?

di Arianne Ghersi

In questi giorni sta avvenendo un fatto di gravità inaudita che, purtroppo, nessun telegiornale nazionale ha riportato.

Consultando i siti di Tgcom24 (11 novembre) e Repubblica (7 novembre) si può venir facilmente a conoscenza di un intento-progetto messo in atto dai paesi nord europei. Su iniziativa del presidente francese Macron e con l’appoggio del cancelliere austriaco Kurz sembra sia stato annunciato un vertice per preparare un’offensiva europea atta a contrastare il terrorismo. La finalità del summit sembra essere quella di individuare le strategie utili a fermare la radicalizzazione islamica e a smantellare le reti terroristiche. È trapelata l’intenzione di dare vita ad un “European Act” in cui poter raccogliere i progetti utili ad estirpare ciò che in Europa è definito come “Islam radicale”.

A tale vertice, oltre alla Francia e all’Austria, sono stati invitati Angela Merkel (cancelliere tedesco), Mark Rutte (premier olandese) e i due leader europei Ursula von der Leyen e Charles Michel.
Sembra che gli argomenti all’ordine del giorno siano: un maggior controllo di WhatsApp e Telegram (così da bloccare prontamente i gruppi di diffusione propagandistica) e, su iniziativa francese, aprire una riflessione su Schengen così da poter rendere più sicure le frontiere. Le intenzioni sembrano ottime e dovrebbe farci gioire il fatto che l’Europa, finalmente, abbia la consapevolezza di dove agire ma, dettaglio non trascurabile, Italia, Grecia e Spagna sono state sistematicamente escluse!

Le istituzioni francesi hanno sottolineato che l’invito è stato volutamente rivolto solo ai paesi vittime di attacchi terroristici. Se la memoria non inganna, la Spagna ha subito due importanti attacchi terroristici: Madrid (11/03/2004), Barcellona e Cambrils (17-18/08/2017) ed è stata esclusa da questa “riunione” delle vittime. L’Inghilterra è ormai uscita dall’Unione Europea, anche se il buon senso li condurrebbe sicuramente a dare sostegno esterno ad un valido progetto. Senza poi dimenticare le azioni terroristiche meno “ricordate”: Copenhagen (Danimarca, 14/02/2015), Stoccolma (Svezia, 07/04/2017) e Turku (Finlandia, 18/08/2017).

Sembra, senza troppi pensieri ipotetici, che alcune vicende abbiano colpito le menti maggiormente di altre e che ciò abbia fatto dimenticare la perdita di alcune vite umane. Ciò che dovrebbe però metterci maggiormente in allarme è il fatto che un manipolo di paesi nord europei voglia decidere ed attuare strategie senza consultare i paesi che maggiormente sono coinvolti nelle rotte migratorie (ricordiamo che l’ultimo attentatore tunisino in Francia era sbarcato poco tempo prima a Lampedusa).

È forse stato dimenticato che Ceuta e Melilla sono città autonome spagnole e sono rimaste gli unici territori del continente africano appartenenti a uno Stato europeo? I loro controversi muri di demarcazione sono diventati il paradigma della sicurezza delle frontiere europee. Non sovviene a nessuno il fatto che la Grecia si trovi ad affrontare, con aiuti europei inadeguati, l’immigrazione che proviene dal Medioriente?

Si è parlato spesso dei disperati che si nascondono sotto i tir che partono da Patrasso ed è altrettanto ovvio che la “cosiddetta” rotta balcanica abbia origine proprio dal paese ellenico. Dulcis in fundo, l’Italia si trova ad affrontare continui sbarchi da barchini e barconi. In questa sede non è opportuno menzionare la strategia dei porti aperti/chiusi e neanche disquisire in merito al ruolo delle Ong, ma credo sia fondamentale ricordare il nostro impegno profuso nei soccorsi in mare.

In merito all’esclusione dell’Italia, viene riportata da Il Giornale l’opinione di Stefano Dambruoso, il magistrato esperto di terrorismo internazionale: “Certifica non l’incapacità dei nostri servizi di sicurezza nell’affrontare il terrorismo, ma lo scarso peso diplomatico e la sostanziale irrilevanza del nostro governo nell’ambito della diplomazia securitaria. Una debolezza gravissima per un Paese che essendo attraversato da importanti flussi migratori diventa chiave per la sicurezza dell’intero continente”.

Alla luce di quanto descritto, è giusto – etico – appropriato – funzionale non coinvolgere i paesi sud europei? A mio avviso no perché ciò impedisce di avere una visione d’insieme più strutturata e, allo stesso tempo, non rende possibile valutare in modo concreto le strategie ipotizzate anche da parte degli stati di primo approdo.

Quanto descritto dovrebbe farci indignare e far ragionare sul ruolo che l’Italia sta assumendo all’interno del vecchio continente.