Non solo Bucha: centinaia di vittime civili massacrate dai russi anche a Borodoyanka

Dopo Bucha, la scoperta dell’orrore inflitto dall’esercito di Putin ai civili ucraini arriva a Borodoyanka. Da cui arrivano immagini e testimonianze di altrettante atrocità commesse dai macellai invasori sin dai primi giorni del conflitto.

A Borodoyanka, città tra le prime a finire in mano russa, gli agenti di polizia sopravvissuti fanno in strada la conta dei cadaveri, caricando i corpi straziati dei loro concittadini dentro sacchi di plastica su furgoni per portarli dove avranno almeno una degna sepoltura, visto che hanno avuto una morte terribile. Qui è da dove è cominciata l’invasione, dove sono volati i primi aerei, dove sono state sganciate le prime bombe. Il genocidio è partito da Borodoyanka, che ora sembra una città post atomica, completamente distrutta e con i morti che si contano a centinaia. Sono rimaste solo le orribili Zeta con cui i russi, prima di andarsene, hanno marchiato qualsiasi cosa.

“Ci sono almeno duecento civili sotto le macerie, siamo stati la prima città ad essere bombardata – spiega il sindaco all’Ansa -. I morti li stiamo portando via adesso perché i russi non ce lo hanno permesso fino a quando sono stati qui. E’ vero, hanno attivato i corridoi umanitari sei volte, ma i soldati sparavano a chiunque uscisse per strada e terrorizzavano la gente già solo disegnando quella maledetta zeta ovunque”. A Borodoyanka i civili sono rimasti in trappola, isolati e inermi. Facile per i russi colpire la popolazione con inaudita violenza. La prima bomba gli aerei invasori l’hanno sganciata sul ponte del fiume che collegava Borodyanka alla strada per Irpin. Anche adesso la città non ha linea telefonica né internet, le istituzioni provano a ripristinare un minimo di normalità allestendo una specie di municipio in quel che resta di una scuola. Il capo della polizia Viacheslav individua il corpo di un ventenne tra le macerie, con addosso ancora i segni delle torture russe. “I sopravvissuti ci hanno detto che i soldati russi portavano via alcune persone – spiega -, non sappiamo dove siano e pensiamo che siano stati martoriati. Un’intera famiglia, madre, padre e figlia, è morta in casa sotto i colpi di un carro armato. Volodymyr invece aveva 38 anni, lo hanno ammazzato con un colpo di fucile alla testa nel cortile di casa assieme al suo cane mentre usciva per comprargli del cibo.

Dopo Bucha, dunque, Borodoyanka. Poi sarà la volta di Iprin. La scoperta del genocidio continua.