Non è una legge a cambiare il mondo

Come fare danni al Paese. Si vuole che tutti i lavoratori abbiano al minimo un salario decoroso. E fin qui non sarebbe brutta cosa. Però, invece di agire sulle eccezioni ai contratti collettivi nazionali, si stabilisce un livello generico, talché i sindacati saranno sicuri che questo verrà proposto in tutte le contrattazioni da oggi in avanti, anche nei settori – e non sono i meno – dove il minimo era superiore.

Si vuole la detassazione di straordinari e tredicesime. E finché si abbassano le tasse è una buona cosa. Però, contemporaneamente, si vuole aumentare la natalità e spingere verso una maggiore occupazione. Il risultato della proposta rispetto agli obiettivi è impossibile da acquisire. Se tassi gli straordinari in modo più elevato rispetto alla paga standard, favorisci nuove assunzioni per coprire le ore di lavoro necessarie. Ad esempio, ogni 4 dipendenti che fanno 2 ore di straordinario giornaliero – una situazione comune nel nordest – si potrebbe assumere un nuovo lavoratore.

Se torni a casa prima e meno stanco, puoi più facilmente occuparti dei figli. Quello che desta preoccupazione è la superficialità dei think tank di destra e sinistra. Grazie al Meeting di Rimini, ora è chiaro come ciascun ministro agisca per i propri interessi, esponendo i desiderata e le spese del proprio dicastero, naturalmente guidato dai più nobili propositi. Compreso, purtroppo, il ministro dell’economia, il quale presenta il problema di non voler eccedere con i conti, ma manca di una politica di bilancio chiara. Come se non bastasse, sostiene che non si può continuare a concedere porzioni di pensioni, ma poco dopo si torna a discutere di quota 41 o 103.

Nel frattempo si promettono più pensioni e si offre sostegno alla natalità, o per meglio dire, si perpetua l’inganno della denatalità. Le ipotesi di misure proposte si basano tutte su piccole agevolazioni o protezioni economiche. Il presupposto di quelle misure è che non si facciano figli perché non si hanno soldi per mantenerli. Ma tutte le esperienze ci raccontano il contrario: nascono meno figli dei ricchi, non dei poveri.

Posto che la scelta rimane libera ed individuale, gli utili incentivi devono essere creati nei servizi: assistenza pediatrica, asili, scuola a tempo pieno, impianti sportivi, trasporti dedicati. Non viviamo più nel mondo in cui gruppi di ragazzini crescevano nel cortile delle famiglie plurime.

Prima si costruisce la retorica della miseria in una società ricca, poi si provvede a finanziarla per aumentare nascite che, in quel modo, non ci saranno, continuando ad investire sui propri luoghi comuni e sui propri inganni. Poi c’è il branco, con le sue violenze e gli stupri.

E c’è il brancolare di chi pensa di perseguirli continuando a cambiare le leggi, supponendo che possa trovarsi lì lo strumento per fermare il crimine. Come sta avvenendo anche con le norme contro il femminicidio. Purtroppo il branco e il brancolare crescono assieme. A Palermo non solo c’è la violenza, ma anche l’incoscienza, non solo si commette un reato, ma lo si filma e documenta, non solo c’è la sopraffazione, ma anche la continuazione del vanto e dell’esibizione, con la diffusione di filmati.

Questo non interroga solo la legge penale, ma anche il tessuto morale del nostro vivere collettivo. Ed è un problema culturale maledettamente serio. Da dove vengono quelle persone? Da dove viene l’idea di scopare in gruppo una che è stata prima rintronata? Da dove l’idea di filmarsi? È una scena che si ripete ogni volta.

Ci sono irresponsabilità e impunità che si mescolano ad amoralità, che cerca nella violenza l’assenza di virilità. C’è l’assenza di ogni timore per l’autorità. Come sono cresciuti? Senza genitori che incutessero timore, senza scuola che sapesse sfidarli.

A scuola non servono a nulla i sermoni, e meno che mai se a tenerli sono persone la cui autorità non è riconosciuta e, in quanto tale, temuta. Se prima non insegni che non fare un compito ha una conseguenza negativa, se non fai cogliere il nesso fra l’azione e la conseguenza, poi perdi ogni presa su vite che si perdono nel nulla.

Come si fa a credere che un articolato cambi la realtà? La legislatura è iniziata approvando all’unanimità una inutile commissione parlamentare d’indagine sui femminicidi. Che è cambiato? Il nodo è che per un processo relativo a violenze ci vogliono una decina di anni.

Un decennio nel corso del quale un innocente sarà ingiustamente accusato e un colpevole ingiustamente non condannato. Un decennio in cui le vittime dovranno pagare le spese legali. E se si tratta di persone che si frequentano o familiari un decennio nel corso del quale o si subiranno atroci misure cautelari da innocenti o il più debole soccomberà alle pressioni (o falsi pentimenti) del più forte.

Non serve a nulla l’unanime condanna se poi siamo costantemente incapaci di far funzionare la giustizia. O di far conoscere ai ragazzi, fin da bambini, il senso della comunità e dell’autorità. Questo è il brancolare cieco di chi crede che serva a qualcosa aumentare pene e reati. Questo è il brancolare tra antagonismi ideologici pieni di retorica, luoghi comuni e di odio reciproco, incapaci di governare il paese.

A quando l’alternativa?