L’esperienza alla Homo Faber di Venezia era stata incantevole: avevo rinfrescato la mia cultura, ricordato le mie origini e riflettuto su un presente inaspettato. Non vedevo l’ora di tornare a casa per raccontare ai miei figli che il lavoro è espressione delle proprie origini, della creatività umana, dello studio, del sacrificio. Soddisfatta di questo grande piacere, mi siedo davanti a loro, ma ho la malaugurata idea di sfogliare uno dei quotidiani che acquisto regolarmente e vengo rimbalzata a teatro, in una commedia-tragedia: la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia (che poi scopro essere invece la campagna acquisti della signora Giorgia Meloni).
Leggo attentamente i contenuti e spontaneamente mi pongo degli interrogativi che credo qualsiasi persona non interessata ad una prossima candidatura o ad un posto in qualche “fruttifero” consiglio di amministrazione, si sarebbe fatta.
Il 1° maggio è la giornata dei lavoratori e Giorgia Meloni, giustamente, affronta il tema: dice che lei difende il lavoro e accusa i sindacati di limitarsi a difendere i lavoratori ma io non trovo un discorso della leader contro la degenerazione degli ammortizzatori sociali di cui il reddito di cittadinanza è solo una parte, non trovo menzione della vergogna di Ccnl non ancora aggiornati, non trovo nessun intervento della Meloni che sottolinei come il basso salario non sia il calcolo strategico e sfruttatore dell’imprenditore capitalista ma semplicemente il risultato di un tassazione esagerata; non trovo nessun intervento della Meloni mirato a livellare la disparità salariale tra uomo e donna (forse sarebbe stato imbarazzante considerato che i fratellini in Europa hanno votato contro la parità di trattamento tra uomo e donna).
L’ho però sentita molto lamentarsi dell’abuso dei Dpcm di Conte che non hanno consentito a lei e ai suoi colleghi di esercitare l’attività parlamentare e quindi di LAVORARE, ma non ho notizie in merito alla restituzione di stipendi di quasi due anni da parte sua e dei suoi colleghi… La Meloni non si ricorda che proprio il 1° maggio, giorno dei lavoratori, abbiamo quasi raggiunto le 190 morti al lavoro, malgrado anche gli ultimi interventi legislativi con la 215/2021 al testo unico sulla sicurezza, ma capisco… Loro sono morti… Non votano. E non vado oltre.