Lavrov ha capito che con Draghi l’era dell'”amico Putin” è finita

È vero che ancora dobbiamo sorbirci i talk show nelle tv italiane che danno ampio spazio ai filoputiniani, per non dire del vergognoso comizio andato in onda ieri sera su Rete 4 e spacciato come intervista al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

Ma proprio a Zona Bianca, tra un delirio antisemita e l’altro, il capo della diplomazia russa ha accusato l’Italia di essere schierata “in prima fila nelle iniziative contro la Russia” dopo la invasione russa della Ucraina. “Per noi è stata una sorpresa. Eravamo abituati all’idea che l’Italia, grazie alla sua storia, sapesse distinguere il bianco dal nero,” ha aggiunto Lavrov.

Un riferimento evidente agli anni delle pacche sulla spalla “all’amico Putin”, dei nostri leader in processione al Cremlino con le magliette di Putin indossate nelle piazze di Mosca, mentre adesso, con Draghi a Chigi, l’approccio italiano con la Russia è cambiato. Dopo la invasione della Ucraina e la brutalità mostrata dal regime russo, i governi italiani sono diventati “più duri” con Mosca, come scrive FT.

Lavrov insomma si accorge di in cambiamento sostanziale nella nostra politica estera, che imprime anche una forte torsione alla politica estera europea degli ultimi anni. Draghi, a differenza del passato, non è andato a brindare con il capo del regime russo dopo l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014.

All’epoca, i nostri governi avevano approvato la annessione, criticato le sanzioni europee e Putin veniva elogiato come un leader forte e amico dell’Italia. Esattamente il contrario di quello che è accaduto dopo il 24 febbraio con la invasione russa della Ucraina.

Con Draghi premier, l’Italia ha adottato le sanzioni contro la Russia e anche il mondo industriale e produttivo italiano sembra aver compreso l’antifona. La “morbidezza sulla Russia che rendeva l’Italia strana, lontana dal mainstream europeo, è scomparsa”, dice l’ex ambasciatore italiano alla Nato Stefanini parlando con FT, ”C’è un deciso cambiamento nel modo in cui la politica estera italiana guarda alla Russia adesso e il merito è di Draghi”.

Draghi ha definito senza mezzi termini l’invasione russa un attacco alla sicurezza europea, ha elogiato il coraggio del presidente ucraino Zelensky e ha lavorato a definire le sanzioni contro la Banca centrale russa. Il nostro Paese è pronto ad appoggiare le sanziono europee contro il gas russo. E abbiamo sequestrato superyacht e ville degli oligarchi russi per oltre 1 miliardo di euro.

Cambia anche la percezione che gli italiani hanno della Russia. La maggior parte degli italiani sa che è stato Putin, non la Nato, a scatenare la guerra. I leader populisti e sovranisti italiani di colpo sembrano aver dimenticato le loro relazioni e la adesione che avevano dimostrato verso Putin.

Certo non si possono cancellare con un colpo di spugna decenni di relazioni politiche economiche e industriali tra Italia e Russia, dalla Guerra Fredda alla globalizzazione, dall’Eni alle imprese alle banche sbarcate a Mosca e gli imprenditori russi in Italia. E ancora non è chiaro quale sarà l’effetto delle sanzioni contro Mosca sulla nostra economia. Ma l’epoca dell’amico Putin è finita. E Lavrov lo ha capito. Il regime russo ha perso ogni appoggio da parte dell’Italia.