Quello che sta avvenendo, come una precipitazione alcalina, nella politica del Paese sa di immaturità e adolescenzialismo. Come nel romanzo di Ferenc Molnàr, simbolo della letteratura ungherese – e non mi riferisco a caso all’Ungheria – si difendono fortini immaginari di ragazzi, privi di idee mature, e vittime psicologiche del sistema di guerra degli adulti, che siano Biden o Putin.
Al voto! Al voto! Ci hanno portati tutti, dalla ieratica Sfinge democratica, all’imbelle Avvocato con la pochette, al Caimano recuperato e al ritrovato Capitan Fracassa. Tutti pseudo leader in cerca di eserciti personali, per gestire le personali bande politiche. E solo le liste elettorali, con decine di servitori politici che bramano di essere cooptati, sono strumento di arruolamento per la politica della leadership. Una politica senza idee, se non quella di giurare una finta fedeltà al capo, prima di trovarne un altro più utile alla causa. La sopravvivenza personale nel circo Orfei del parlamento italiano.
Ma il sistema paese, le imprese, i cittadini che non ce la fanno, le bollette, i rifiuti, l’indipendenza energetica, i tassi di interesse? Si fottano! Oggi l’unica cosa che conta sono i collegi della lotteria Italia della politica nostrana. Perché se il leader non riesce a difendere o a inserire per chi è più nuovo, i propri bravi avrà una certezza. Non sarà mai un Don Rodrigo e rischia non di essere l’Innominato, che comunque una influenza ce l’ha, ma un Don Abbondio.
Ma tornando a Molnàr, nessuno vuole essere il triste piccolo soldato semplice Nemecsek, che sfidando in solitaria la sorte finisce nel laghetto e muore di polmonite. Pertanto è tutto un parlare di alleanze che però non sono coalizioni, ma solo cartelli elettorali, e il giorno dopo ognuno per sé e Dio per tutti. Fossi nei leader non mi fiderei molto dei sondaggi quanto del clima, non solo meteorologico, ma psicologico, che può convincere o meno astenuti ed indifferenti ad andare a votare. La soglia dei non so chi votare è ancora altissima a due mesi dal voto, che ha preso di sprovvista la stragrande maggioranza degli italiani che non avevano ‘sta voglia di votare, essendo in altre faccende affaccendati.
Qualcuno comunque la fine di Nemecsek la farà. Sarà Renzi? Sarà Conte? Di Maio? Quien sabe.