Giampiero massolo

Massolo: Ucraina decida il suo futuro ma positivo se entrasse in Europa

Non è ancora il tempo del negoziato. Le prime pagine dei giornali di stamani ci fanno capire che ancora spazio sarà dato alle armi. Sarà proprio l’andamento sul campo, dal quale la diplomazia non può prescindere, a delineare la fine di questa crisi. Non ha dubbi su questo l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, ex segretario generale della Farnesina e, dal 2012 al 2016 direttore del Dis, il dipartimento che coordina gli 007 italiani.

Non si è arrivati ad un punto di svolta nelle trattative: «A me pare che la Russia ancora abbia la sensazione di poter controllare l’Ucraina, di non essersi impantanata nonostante gli scarsi progressi sul terreno e di pensare di poter impiegare ancora un rilevante potenziale bellico per raggiungere i suoi obiettivi», ha detto Massolo in un’intervista al «Quotidiano Nazionale». Putin mira a ridisegnare gli equilibri di sicurezza dell’Occidente, «vuole il riconoscimento delle prepotenze passate, cioè Crimea e Donbass, e vuole imporre una scelta condizionante nelle scelte di campo del governo di Kiev, sminuendone la sovranità. Questo comporterebbe un salto indietro nella storia con il ritorno alle zone di influenza in Europa, una contrapposizione basata sulla sovranità limitata dei Paesi confinanti e il ritorno a una ‘Grande Russia’», ha rimarcato.

Come si potrebbe arrivare allora ad un compromesso accettabile per Kiev? Potrebbe esserlo un eventuale riconoscimento dell’occupazione della Crimea e del Donbass? «Io non parlerei di riconoscimento, ma di una presa d’atto. Ma dipende dall’assetto complessivo: per arrivare a capire i confini del negoziato bisognerà vedere cosa accadrà sul terreno. In ogni caso, sta agli ucraini decidere del loro futuro. A un popolo che combatte per la propria libertà, l’Occidente non può imporre una soluzione pur di far finire la guerra. Noi abbiamo solo il dovere di aiutarli. Credo che ragionare di una neutralità che non escluda un ingresso dell’Ucraina nella Ue sarebbe però positivo», ha concluso il presidente dell’Ispi. E non gli si può certo dar torto.