Alla fine ha rotto gli indugi e ha fatto la sua scelta. Coraggiosa, come la donna che è sempre stata e che è. Letizia Moratti annuncia che si candiderà alla guida della Regione Lombardia alle prossime elezioni, con il Terzo Polo, con movimenti civici e con . Ed è lei oggi l’eroina dell’antipopulismo e del’antisovranismo in Italia, disponibile alla guida della Lombardia con una coalizione moderata che raccolga anche esperienze diverse dalla sua, aprendo ai riformisti, liberali e socialisti. Senza disdegnare un accordo con il centrosinistra, lei che ha politicamente sempre fatto parte, da indipendente, della destra. Una destra in cui però non si riconosce più. “Da tempo sto facendo una riflessione su un campo politico che è diventato ormai molto più destra che centro – dice a Repubblica la ex vice presidente con delega al Welfare della giunta lombarda di Attilio Fontana, da cui si è dimessa la scorsa settimana -. Il centrodestra non c’è più. Lo si è visto anche con i primi provvedimenti del governo. Questa è una destra che, a furia di alzare muri, ci chiude tutti in un recinto. Ma la chiusura è quanto di più lontano dal dna della Lombardia, una regione aperta al mondo, solidale, attenta all’inclusione. Voglio riportare la Lombardia in Champions League”.
Inutile dire che i suoi ex colleghi di destra non l’abbiano presa bene, specie sul fronte Lega: la Bestia salviniana è prepotentemente riemersa dalle fogne e ha diffuso un meme che ritrae la Moratti con una falce e martello rossa in fronte. “È il segno di una politica estremista che deve sempre trovare un nemico su cui sfogarsi – commenta l’ex vice di Fontana -. La politica non dovrebbe essere così superficiale, dovrebbe pensare a costruire non a distruggere”. A far decidere Moratti di prendere distanze dalla destra sovranista ci sono proprio i primi passi mossi dal governo Meloni. Rave, no vax, attenzione ai più deboli. “Reintegrare i medici no vax è un invito a non rispettare le regole, un segnale molto sbagliato – accusa -. Strizzare loro l’occhio proprio nella regione che ha pagato il prezzo più alto in termini di morti mi provoca dolore. Penso a tutti quei medici e quei sanitari che, quando ancora non c’era il vaccino, hanno dato l’anima in corsia lavorando 20 ore al giorno. I rave? Si possono bloccare anche con le vecchie regole, il decreto va nella direzione sbagliata. Quella di imbrigliare la contestazione e la libertà di manifestare di chi la pensa in modo diverso”. E poi quella distorsione del termine “devianze” da parte della Meloni a lei, che da sempre è impegnata nell’impegno sociale – specie nella comunità di recupero di San Patrignano, di cui da decenni i Moratti sono i principali finanziatori – proprio non è piaciuta. “Quando c’è di mezzo la salute mentale non si può improvvisare così – spiega -. Dobbiamo aiutare i più fragili, senza dar loro uno stigma che li farebbe chiudere ancora di più”.
Per battere la destra sovranpopulista Letizia Moratti, figlia di un partigiano del Cln, pensa ad un’alleanza di “campo largo” “per modellare – dice – un’offerta politica nuova e vincente. La mia candidatura nasce a partire dalla lista civica Lombardia Migliore, naturalmente dal Terzo polo di Calenda e Renzi, ma anche da molte realtà civiche che hanno scelto di far parte del progetto. Mi rivolgo anche al Partito democratico e a tutte le altre forze politiche che vogliono interpretare questa fase nuova di cambiamento: in queste ore molti del Pd mi stanno chiamando…”. Moratti non rinnega la sua provenienza dalla destra liberale, ma rivendica la sua autonomia di civico. “Quando ho accettato responsabilità politiche l’ho sempre fatto mettendomi al servizio delle istituzioni come manager e amministratrice – chiarisce -. Agli amici del Pd dico solo questo: è cambiato lo scenario. Non c’è più il centrodestra, c’è una destra-destra al governo del Paese e questo obbliga tutti noi, me stessa in primis ma anche loro, a una ‘revisione’ del nostro posizionamento. Ci vuole un approccio nuovo, più laico, una sintesi innovativa tra riformismo e pragmatismo. Quale posto migliore dove sperimentarlo se non in Lombardia?”.
Moratti è convinta di attrarre non solo i voti da sinistra, con proposte programmatiche serie, a cominciare dalle liste di attesa negli ospedali lombardi, ma anche da destra. Dalla destra moderata che non si riconosce nell’estremismo del governo – è il caso di Valentina Aprea, assessore al Lavoro di Fontana, uscita da Forza Italia per una mancata nomina nel sottogoverno – ma anche dall’area leghista che non risponde più a Matteo Salvini. Proprio in seno a questa potrebbe nascere una civica di supporto a Moratti, cosa che spaventa non poco il Capitano, al di là delle invettive social. Comunque vada, Letizia Moratti si candida non solo alla presidenza della Lombardia, ma anche a essere il punto di riferimento dei moderati anti sovranpopulisti.