«Sono partito da San Ginesio, in provincia di Macerata. Mi è sempre piaciuto fare viaggi in bicicletta e questo era un viaggio programmato da molto tempo. Ho lavorato quattro mesi come carrozziere per permettermelo. Prima della partenza è scoppiata la guerra in Ucraina e ho deciso di trasformarlo in un progetto politico. Voglio ricordare all’Europa che non tutti i russi sono con Putin, a partire da me. Ho paura che inizi a muoversi un sentimento di razzismo verso il nostro popolo».
Diciannove anni appena e le idee chiare. Chiarissime. L’infanzia in russia e l’adolescenza nella provincia di Macerata, a San Ginesio. Il suo nickname sui social è Monokov e così si presentato ad Open, che gli ha dedicato una lunga intervista.
Il 6 marzo scorso, Monokov ha preso la sua bici per attraversare l’Europa e ha macinato centinaia di chilometri con una bandiera della Russia sul manubrio. Sopra la scritta «Russians are not Putin», ovvero: «I russi non sono Putin». Gli obiettivi del suo viaggio sono due: il primo è raggiungere i confini della Russia e il secondo è quello di portare in tutti i Paesi attraversati la sua azione di protesta contro Vladimir Putin. Tutto è stato raccontato su TikTok, dove dall’inizio del suo progetto ha raggiunto 11 mila follower. L’intero progetto è dedicato al principale oppositore di Putin: Alexei Navalny.
E il motivo lo spiega lui stesso. «Mi affascina la sua storia: è un uomo che ha scelto di andare in prigione per dare valore alla sua voce. Lui è stato capace di sacrificare tutta la sua vita per una causa maggiore».
Monokov, che partito dalle Marche ha fatto tappa in Slovenia, Croazia ed Ungheria, ora si trova in Slovacchia. «Per adesso l’Italia è stato il Paese dove il mio progetto è stato capito e supportato di più. Alcune persone quando hanno visto quello che stavo facendo hanno anche deciso di donarmi dei soldi”, ha detto. “In Ungheria invece ho ricevuto diversi commenti negativi. Ho trovato un clima strano. C’era chi vedeva la bandiera e pensava fossi a favore di Putin e quindi mi insultava per strada, e chi invece mi urlava “Forza Putin”. In questo Paese ho sentito i commenti peggiori».
L’obiettivo dichiarato di Monokov all’inizio del viaggio era arrivare fino a Mosca, ma ha cambiato idea: intende raggiungere Kaliningrad, una città russa che si trova tra Polonia e Lituania.
All’inizio del conflitto, Monokov credeva che il suo Paese – la Russia – stesse facendo la cosa giusta, difendendo il Donbass. “Poi ho iniziato a seguire le notizie – ha spiegato ad Open – ho visto quello che stava succedendo davvero e allora ho capito che l’unica posizione da prendere fosse contro Putin. Credo anche che sia necessario capire il ruolo avuto dalla Nato e dal governo di Zelensky. Senza dubbio però in questa storia c’è Putin dalla parte del torto». E lui, che è italiano ma si sente russo dove coltiva ancora tante amicizie, è convinto che quando in futuro riguarderò questi giorni potrò pensare di aver fatto qualcosa per il mio Paese».