Ci potremmo ritrovare in una situazione simile alla Grecia? Chissà, anzi “magari”, scrive nel suo editoriale Claudio Cesara su «Il Foglio». Nel caos delle varie destre europee, tutte alla ricerca di un nuovo volto, di una nuova narrazione, di una nuova identità e di un aspetto più presentabile, c’è un nome che i conservatori italiani hanno deciso di eliminare dal loro vocabolario. Dire quel nome a voce alta è effettivamente complicato. La ragione per cui la destra italiana ha scelto di ignorare quel politico ha a che fare tuttavia con una questione molto più delicata della mera pronuncia. Come spiega Cerasa parlare oggi di Kyriakos Mitsotakis significherebbe ammettere l’esistenza di un modello di successo che contrasta nettamente con la dottrina populista sostenuta dai nostri conservatori negli ultimi anni.
A lungo, la destra dei conservatori italiani ha indicato ai propri elettori la strada della lotta contro la globalizzazione e l’austerità al fine di migliorare la prosperità dei cittadini. Per questo si è preferito guardare al modello Orbán e a considerare il presidente ungherese come fosse un profeta in terra. L’affermazione di Mitsotakis in Grecia offre alla destra europea un’alternativa valida ad Orbán. Una risposta sonora quella del modello greco a cui bisogna prestare attenzione per due motivi, come evidenzia Cerasa.
Il primo motivo riguarda ciò che Mitsotakis ha ottenuto economicamente durante i suoi quattro anni di governo. Il debito pubblico della Grecia sarà inferiore a quello italiano e si attesterà al 135,2% del PIL, rispetto al 140,4% del nostro Paese (nel 2020, il debito pubblico greco era al 206,3% del PIL). Il secondo dato concerne il tasso di crescita della Grecia, che è il doppio di quello italiano. Le previsioni di aprile indicano che il PIL della Grecia aumenterà del 2,3% nel 2023, del 3% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026. Numeri sbalorditivi, a cui guardare con candida ammirazione.
Cerasa chiarisce che c’è un’altra ragione e ha a che fare con l’approccio di Mitsotakis, opposto a quello di Orban. L’ha scritto giorni fa il Wall Street Journal, il direttore de «Il Foglio» è pienamente d’accordo (e noi con lui): “Mitsotakis ha prima risanato la Grecia e poi ha vinto le elezioni promettendo un taglio di sette punti all’aliquota dell’imposta sulle società (al 22 per cento), annunciando una riforma delle pensioni costruita per non sfasciare i conti e indicando una chiave precisa per migliorare il benessere dei propri cittadini: scommettere non sul populismo anti mercatista ma sui benefici veicolati da un giusto mix composto da cura del rigore e amore per la globalizzazione”.
L’avrete capito: c’è un’alternativa al modello di destra che Salvini, Meloni &Co ci propinano da anni. È quello di Mitsotakis, che vuol lasciarsi alle spalle le teorie del cospiro per continuare a battere il sentiero del pragmatismo. Ne abbiamo piene le tasche anche noi di parole, quel che occorre ora sono i fatti. Non una politica che si affanna a piantar bandierine, ma a risolvere le urgenze del Paese.