E se fosse proprio l’incoerenza di Giorgia Meloni a fare il bene del Paese? Come giudicare, del resto, se non incoerente con se stessa e con quanto per anni urlato nei palchi, nelle piazze e persino in Parlamento, il comportamento remissivo della premier ieri al cospetto della UE?
Meloni è cosciente che l’Unione e le sue istituzioni vadano rassicurate sulla linea, economica e di politica estera ed internazionale, che l’Italia terrà d’ora in avanti sotto la sua guida. Ma la solidarietà tra stati europei che ieri la premier ha sventolato fiera negli incontri con Gentiloni, Metsola e Von Der Leyen è il primo elemento di incoerenza con quanto la leader di FdI è stata fino al 25 settembre scorso. Che ne è stato della demonizzazione dell’Europa matrigna, del “pericolo UE”, degli interessi dell’Unione a scapito di quelli sovrani del Belapese?
Anche sulla gestione dei migranti, nonostante le rimostranze e l’adesione convinta al modello Vysegrad, la Meloni si dimostra incoerente con se stessa, perché sa bene che l’Italia non potrà violare il diritto internazionale, per cui salvare vite in mare è un principio imprescindibile, ma che dovrà, come hanno fatto tutti i capi del governo prima di lei, trattare per la redistribuzione delle quote dei migranti in seno all’Unione. Blocco navale e chiusura dei porti, tanto per intenderci, sono favole sovraniste e populiste che la Meloni non potrà più permettersi di raccontare.
IoSonoGiorgia sa che progressivamente i suoi interlocutori privilegiati non potranno più essere Orban, Le Pen, Vox e AfD, ma che dovrà, incoerentemente con se stessa ma coerentemente con il bene dell’Italia, “preservare e non combattere l’integrazione dell’Europa”, come ha detto ieri, e non metterla in discussione come da lei stesso per anni annunciato e come invece sperato dagli amici sovranisti e nazionalisti. Insomma, francesi e tedeschi non potranno più per la Meloni essere “nemici naturali” dell’Italia, ma partner con cui dialogare. Alla faccia del populismo che l’ha portata a Palazzo Chigi.