“Sì alla famiglia naturale, no alla lobby Lgbt, sì all’identità sessuale, no all’ideologia di genere, sì alla cultura della vita, no a quella della morte, sì ai valori universali cristiani, no alla violenza islamista, sì alle frontiere sicure, no all’immigrazione di massa, sì al lavoro dei nostri cittadini, no alla finanza internazionale, sì alla sovranità del popolo, noi ai burocrati di Bruxelles, sì alla nostra civiltà e no a chi vuole distruggerla! Viva l’Europa dei patrioti!”.
Parla in spagnolo fluente, Giorgia Meloni, ma la sua è sempre la stessa stucchevole litania. Volata due giorni fa in Spagna “per sostenere la candidatura dell’amica Macarena Olona alla presidenza dell’Andalusia insieme ai patrioti spagnoli di Vox guidati da Santiago Abascal”, come la stessa leader dei conservatori europei ha scritto sui suoi social, nel suo discorso ha passato in rassegna tutto il repertorio populista, dalla lotta ai “nemici” immigrati all’alta finanza brutta e cattiva, passando per gli “islamici assassini” e per la “lobby Lgbt”. Nelle parole della presidente di Fratelli d’Italia, nelle sue espressioni aggressive, nella continua contrapposizione, quasi ossessiva, dei sì e dei no, c’è tutta l’essenza dell’estremismo di destra che la Meloni, nonostante varie operazioni malriuscite di make up moderato, incarna e rappresenta.
No, Giorgia Meloni non è una moderata, nonostante voglia farlo credere. No, non vale l’assunto che “è moderata perché non sta con Putin come Salvini”. Non vale perché Giorgia Meloni è sempre quella del discorso per Vox in Andalusia, quella contraria ai diritti degli omosessuali, che vede il nemico nei poveri cristi che arrivano dall’Africa, che considera la finanza nemica dei popoli.
Ecco, il futuro dell’Italia da qui a pochi mesi si deciderà alle urne, dove dovrà essere ben chiara l’affidabilità di un Governo Draghi e l’estremismo di un possibile Governo Meloni. Questa è la scelta che abbiamo davanti, e noi della Buona Destra sappiamo da che parte stare: non certo da quella dell’ultradestra di Giorgia Meloni.