La tocca piano, pianissimo Mattia Feltri sull’«HuffPost», il giornale di cui è direttore. Il bergamasco con la sua penna appuntita, fredda, decisa, come solo sanno essere le forbici di un chirurgo durante un’operazione in cui il paziente rischia grosso, ha smontato punto per punto l’ultima lunga intervista alla leader di FdI. Il titolo già la dice lunga – «La desolante immaturità di Meloni, dal personale al planetario» – ed effettivamente alcune risposte dell’ex vicepresidente della Camera dei deputati lasciano alquanto perplessi (per usare un eufemismo). Non basta volere il potere, bisogna anche avere una visione. Saper governare significa essere in grado di scegliere, di prendere posizione. Pensando prima agli altri, all’interesse comune. Vuol sostituire Draghi? Farebbe meglio di lui? Beh, in fatto di democrazia parlamentare, vaccini contro il Covid e il tema caldo della Russia la Meloni ha dimostrato intervenendo su «La Stampa» di essere inadeguata, finanche inesperta. Feltri senza girarci attorno ha parlato di «radicale impreparazione su tutto».
Quello che Mattia Feltri attribuisce a Giorgia Meloni è una «mancata maturità democratica, di contezza delle cose del mondo». E ha ripercorso tutta l’intervista a supporto del suo ragionamento, che non fa una grinza. “A cominciare dal mirabolante passaggio in cui la conducente di Fratelli d’Italia denuncia la sospensione della democrazia perché ‘noi siamo gli unici in Europa in cui il premier non ha avuto alcuna legittimazione da parte del popolo, ma solo dal Parlamento, che ormai è poco rappresentativo del Paese’. In tre righe, si riesce a ribaltare con una giravolta e un colpo di tacco il succo della Costituzione, in cui c’è scritto che siamo una democrazia parlamentare, per cui la legittimazione del presidente del Consiglio può discendere soltanto dal Parlamento, e da un Parlamento che dura cinque anni, o almeno finché riesce a esprimere una maggioranza di governo. Nessun Parlamento, dopo tre o quattro anni di legislatura, potrà mai essere rappresentativo del Paese, e tanto in più del nostro, dai gusti elettorali particolarmente volatili”, la prima osservazione dell’editorialista. E ad essere franchi è vero che la politica, se esercitata con passione, non può certo andare avanti a colpi di sondaggi; seguire i clic, le mode del momento. Quando è sincera, esercitata con fede, ascolta i bisogni dell’altro; si fa carico di ciò che non funziona. Ma non è un magnetofono che registra questa o quell’altra cosa che non va: la politica deve cercare soluzioni. Che non vuol dire parlarsi sopra, ma dialogare.
Mattia Feltri ha poi indugiato su altre due risposte estrapolate dall’intervista della leader di FdI a «La Stampa»: “Nella prima Meloni dice di non avere sottoposto la figlia a vaccinazione dopo una valutazione di rischi e i benefici (formuletta fino ieri cara ai 5 stelle, di cui lei è erede oltre ogni sua immaginazione), e il rischio di morte per un bambino, dice, è dello 0,06 per cento; e quando le si fa notare che la vaccinazione riduce il contagio, le basta obiettare che no, anche i vaccinati contagiano. Nella seconda, a proposito dell’Ucraina, spiega di non stare né con la Nato né con Putin, poiché lei non è una cheerleader, lei sta con l’Italia e basta, e irrogare sanzioni a Putin è contro l’interesse delle aziende italiane”. Il giornalista ha giustamente fatto presente che “il vaccino non garantisce una copertura certa, serve una copertura collettiva. Anche i vaccinati contagiano, certo, perché il vaccino è una straordinaria metafora della democrazia: l’uno e l’altra sono rimedi imperfetti (mentre le democrature o le dittature e il non-vaccinismo complottardo sono fregature perfette), e funzionano esclusivamente se la stragrande maggioranza se ne assume la responsabilità. Una democrazia funziona se i cittadini sono responsabili, ossia limitano la loro libertà (o il loro egoismo irresponsabile) per una maggiore quota di libertà e sicurezza per tutti”.
È sempre il concetto di collettività che sfugge al melonismo; il non considerare il gesto del singolo come decisivo per tutti. Stesso discorso per la Russia: “Io penso che le democrazie debbano stare con le democrazie, per il bene della democrazia. Ma se Meloni ha una passioncella per Putin dovrebbe almeno motivarla con qualcosa di più complesso, che vada oltre la lunghezza del suo naso. L’interesse delle aziende italiane, e dei cittadini italiani, è innanzitutto di conservare la democrazia e cercare di contenere la prepotenza delle democrature e delle dittature”, ha sottolineato Feltri. Quando e come le sarà consentito superare l’esame di maturità Giorgia Meloni? Il direttore dell’«HuffPost» non ha dubbi in tal senso: sarà possibile soltanto se la smetterà di considerare sua figlia come l’Italia «monadi isolate da tutto il resto». Perché è vero che alla lunga tale atteggiamento porta qualche voto in più, ma per reggere un Paese, per governarlo come si deve, occorre ben altro.