Tajani esce con le ossa rotte dalla legge finanziaria. Forza Italia non raccoglie praticamente nulla, nemmeno sulla richiesta pre-‘elettorale’ della proroga del 110, ed alla fine prende un ‘calcio’ da Meloni e Salvini che hanno deciso di non prorogare gli sgravi fiscali previsti nel decreto crescita, tanto cari alle società di calcio, facendo infuriare il potente Senatore forzista nonché presidente della Lazio, Lotito. La mancata proroga del decreto (che per questo motivo era stata definita “salva calciomercato”) eliminerà tutti i benefici fiscali già a partire dal prossimo primo gennaio. A sbattere la porta in faccia a Tajani, ed ai suoi, prima fra tutti il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che, in quanto a populismo e propaganda, non ha rivali, sostenendo che sarebbe stato un provvedimento immorale e, con la solita dose di xenofobia, aggiungendo che la norma avvantaggiasse i calciatori stranieri a discapito di quelli italiani.
Invece, Forza Italia era fortemente a favore della proroga: in particolare, come detto, il senatore Claudio Lotito, che si è spesso espresso durante i lavori parlamentari e le riunioni politiche di maggioranza come rappresentante degli interessi delle squadre di Serie A. Ma alla fine il ‘calcio’ lo ha preso Tajani, che, con Forza Italia sempre più in difficoltà con gli alleati del partito popolare sul fronte europeo, soprattutto in seguito alle posizioni antieuropee prese dal governo di cui è ministro degli esteri su patto di stabilità e MES, oggi riceve l’ennesima umiliazione politica dal fronte sovranista interno di FDI e Lega che ormai puntano ad ‘assorbire’ velocemente un alleato che, orfano di Berlusconi, i sondaggi danno a non più del 5-6 per cento.
E mentre Tajani si lecca le ferite inferte da Salvini, promettendo battaglia per gennaio… in Forza Italia c’è chi, a ragion veduta, pensa di sostituirlo alla guida dei moderati con Letizia Moratti che, parola di Gianfranco Miccichè, ‘sembra la persona migliore, anzi forse l’unica in grado di garantire a Forza Italia un futuro’.
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Micicchè è un nome che conta in Forza Italia e, a differenza di Tajani che ha portato il partito al minimo storico, ha un passato in tutti e quattro i governi guidati da Silvio Berlusconi con una vittoria clamorosa nel 2001 in Sicilia, quando era coordinatore del partito, che gli valse il nome di “Mr 61 a 0”, pari ai collegi vinti in regione. Per lui ma anche per molti moderati, la disfatta di queste ore di Tajani gli dà ragione, se Forza Italia vuole sopravvivere alla morte del suo fondatore la soluzione è una sola: affidarsi all’ex Sindaco di Milano.