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Matteo “Peace&Love”? Sbaglia anche quando si aggrappa a Papa Francesco

Sorvoliamo il feroce senso del ridicolo che emana un leader politico come Matteo Salvini che fino a ieri si faceva fotografare con qualsiasi arma di questo mondo, che non ascoltava gli appelli disperati di Bergoglio per salvare i migranti in mare, che andava in giro dicendo che il suo papa era “Benedetto” e non “Francesco”. Sorvoliamo. Facciamo finta di niente, meglio per lui, per noi e meglio pure per il decoro italiano. Epperò non si può far finta di niente di fronte alle ultime dichiarazioni di Matteo che, per fare lo sgambetto a Draghi (sembra essere il suo hobby preferito) e magari dare un aiutino al suo ex amico Putin, si aggrappa a Papa Francesco tirandolo per la talare in nome di un pacifismo caricaturale e adolescenziale, un pacifismo “Peace&Love” che in realtà non è mai appartenuto alla dottrina della Chiesa.

“La diplomazia riprenda il suo spazio. Le armi non sono la soluzione”, è il mantra del leader della Lega. E quando gli viene fatto notare che anche Mario Draghi ha parlato di armi, lui risponde, con candore adolescenziale: “Quando si parla di armi fatico ad applaudire”. E poi: “Penso che la telefonata di oggi tra Zelensky e il Santo Padre sia la chiave perché l’uomo di governo che sta lavorando più di tutti per la pace è il Santo Padre. Quella è la via da seguire”. Il ragionamento salviniano è talmente semplice da poter far tenerezza se non fosse una crepa pericolosa all’interno della capacità di reazione dell’Occidente e dell’Europa. È talmente semplice da scambiare la preghiera del Papa perché “i governanti capiscano che comprare armi e fare armi non è la soluzione al problema” come una scelta politica di un pacifismo assoluto che impedisce ogni forma di violenza, anche quella difensiva.

Ma così non è. Anzi, è l’esatto contrario. Lo ha fatto notare il teologo Vito Mancuso commentando il messaggio di Papa Francesco a Zelensky: “Capisco che desiderate la pace e dovete difendervi”, ha detto Francesco. Dovete difendervi. Ovvero: guerra difensiva legittima, anzi doverosa. E così il trucco è svelato: Salvini citando il Papa per giustificare in qualche modo la sua linea morbidamente terzista in realtà tradisce la posizione della Chiesa su questa guerra.

Una posizione declinata compiutamente (e razionalmente) dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin in una intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva: “L’uso delle armi non è mai qualcosa di desiderabile, perché comporta sempre un rischio molto alto di togliere la vita alle persone o causare lesioni gravi e terribili danni materiali. Tuttavia il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi”. E Parolin arriva addirittura a definire “comprensibili” gli aiuti militari all’Ucraina. Una vera e propria lezione di realismo etico a chi, e Matteo Salvini non è il solo, per becero opportunismo utilizza le giustissime e altissime preghiere di uomini di fede come scusa per giustificare la propria ignavia politica.