Dalla lettura dei resoconti del pratone di Pontida davanti alla Le Pen pare che qualcuno abbia invocato la rinuncia all’isola di Lampedusa. Ovviamente lo ha detto la pancia della Lega non la testa. Ma in un Paese che vive più di pancia che di testa è esemplificativo. La colpa? Essere ormai più africana che italiana, essersi sporcata la reputazione bianca e occidentale, ci sono stati più africani che europei in questi giorni sull’isola.
Il vento del Nord è tornato, c’è l’autonomia da agitare per placare le folle leghiste, e per infastidire i nazionalisti Fratelli di governo, e Lampedusa viene considerata un escamotage della Meloni per oscurare i veri sovranisti radunati a Pontida.
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Lampedusa è sacrificabile, com’è sacrificabile il Sud nella differente autonomia. Sono passati gli anni della leghista Maraventano, del Via agli stranieri, ora questi lampedusani, pur protestando per l’abbandono delle istituzioni sui servizi essenziali, rifocillano gli immigrati e li assistono quando lo Stato è incapace, volutamente o meno. Per cui Lampedusa va ceduta con tutti i suoi abitanti, che poi guardandoli bene dal pratone verde mica tanto italiani sembrano, hanno tutti gli occhi scuri ed una carnagione olivastra, ma perché non l’abbiamo data a Gheddafi che la voleva? Magari la vendevano pure e ci facevamo degli sghei, magari investiva nel Milan e non nella Juve.
Quando non si ha una soluzione, quando i tentativi di blocco e di faccia truce, di decreti sicurezza inapplicabili, di porti chiusi pure per la marina militare falliscono, la soluzione semplice per un problema complesso viene fuori. Cediamo Lampedusa, così non dobbiamo farci carico di nessuno. Non dobbiamo portarli in Italia che poi scorrazzano. Tanto Lampedusa non è Italia. È solo Sicilia. E se poi da Lampedusa si imbarcano per la Sicilia? Abbandoniamo pure quella. È questa l’autonomia differenziata?
Cosi è se vi pare.