Secondo il criminale di guerra Lavrov, ministro degli esteri del regime russo, con “il pretesto della crisi ucraina, l’Occidente ci ha dichiarato una guerra ibrida essenzialmente totale”. Lavrov è in prima fila nella costruzione della neolingua putiniana per sovvertire la realtà dei fatti con la propaganda eversiva del regime. La “crisi ucraina”, che in realtà è la invasione ordinata dallo stato-mafia russo di un Paese sovrano, l’Ucraina, viene ridotta a un “pretesto”.
L’Occidente “ha dichiarato guerra” alla Russia, mentre in realtà America ed Europa stanno sostenendo la resistenza del medesimo stato sovrano contro i nemici della pace e della libertà, cioè il criminale di guerra Lavrov e i suoi affiliati. Ma una volta svelata la propaganda del regime, è interessante notare che Lavrov ammetta la impreparazione e la scarsa professionalità delle strutture della forza e dell’esercito russo nella guerra digitale, che si combatte sulla Rete e non con la artiglieria.
I database con nome e cognome dei 130mila ufficiali e soldati russi è stato craccato appena iniziata la invasione. Il vero numero dei caduti russi su cui Putin e i suoi mentono spudoratamente da un mese e mezzo è stato ricalcolato dalle informazioni in chiaro sulle onorificenze comunicate proprio dai russi.
I telefoni cellulari rubati dai russi agli ucraini sono stati usati dalla difesa digitale di Kiev per invitare la truppa di Mosca alla diserzione. Ufficiali russi hanno lasciato le reti wireless aperte sul campo salvo sorprendersi della precisione con cui venivano colpiti, e potremmo andare avanti con molti altri esempi. Dietro la neolingua del criminale di guerra Lavrov si nasconde solo la debolezza di un regime che credeva di aver vinto in partenza ed è crollato sotto il peso delle sue menzogne nella cosiddetta “guerra digitale”.