Il Governo intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni NATO sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Questo è quanto avrebbe detto il presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso dell’incontro con il leader del M5S Giuseppe Conte, nel pomeriggio a Palazzo Chigi. Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza. Questo il commento che filtra da Palazzo Chigi. I piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti. Il premier, dopo l’incontro con Conte, si è recato dal Capo dello Stato per un aggiornamento sul tema degli investimenti militari.
Il leader pentastellato, dopo l’incontro con il premier, ha ribadito il proprio «no» all’aumento del 2 per cento sulle spese militari. Lasciando Palazzo Chigi, l’ex premier ha dichiarato di non voler mettere in discussione gli accordi con la Nato, «ma – ha ribadito – l’aumento della spesa militare ora è improvvido». Una posizione in netta contrapposizione con quella della maggioranza. Inoltre, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, a chi gli chiedeva se nel Def sarà inserita la voce relativa all’aumento delle spese militari, Conte ha risposto: «Nel Def ragionevolmente non ci sarà scritto qualcosa del genere, ma questo non toglie che è una prospettiva che dobbiamo affrontare. Il problema può essere procrastinato ma dobbiamo affrontarlo dal punto di vista politico». Prima del vertice con il presidente del Consiglio, il leader del Movimento 5 Stelle aveva dichiarato: «Il decreto Ucraina non c’entra nulla con la corsa al riarmo e per questo lo voteremo in Senato, con o senza fiducia: non votiamo il provvedimento a cuor leggero ma per senso di solidarietà verso chi sta difendendo il proprio Paese».