L’ideona pacivendola di Matteo e Giuseppe: arrendersi a Putin e dargli il Donbass

I vecchi amori, si sa, non muoiono mai, e gli ammiccamenti, i corteggiamenti timidi e sommessi fra Movimento 5 Stella e Lega in questi mesi non sono mai mancati a dispetto delle bordate che apparentemente si lanciavano “l’un l’altro armati”. Litigavano di giorno e amoreggiavano di notte.
Ma ora torna di moda un vecchio refrain caro ad ambedue che potrebbe fare da sfondo alla rinascita ufficiale della mai sopita liaison: il caro e vecchio amico Putin e la sua guerra in Ucraina che ora è diventata “la sua guerra in Donbass” visto che conquistare l’Ucraina non gli è riuscito.
E di fronte al serio rischio della terza guerra mondiale, gli illustri genii sovran-populisti hanno trovato la chiave magica per tirare un sospiro di sollievo e tornare alla tanto amate e imbolsita pace, ponendo fine a quel fastidioso ronzio di libertà che proviene dalla resistenza ucraina.

L’idea è questa: cedere il Donbass alla Russia, cosicché questa, finalmente contenta, la smetta di fare baccano. Ci sarebbe da ridere se questa follia non provenisse da niente meno che senatori della Repubblica. Il vice capogruppo al Senato del M5S, Gianluca Ferrara, ha addirittura intenzione di formalizzare il colpo di genio in una specifica mozione parlamentare e l’altro gran genio a cinquestelle, tal senatore Alberto Airola, ha subito rilanciato perentoriamente, chiedendo al Governo lo stop all’invio delle armi a Kiev. Ci sarebbe da ridere, ma il contesto non lo consente.

E, indagando (nemmeno tanto) sulle motivazioni che potrebbero aver costretto contante intellighentie a partorire simili idiozie, si trova il dna del populismo italiano in salsa post-sovietica.
I legami fra Russia e Movimento 5 Stelle sono noti e pure molto attuali visto il Russiagate sul quale anche ieri a La7 Conte non è riuscito a dare alcuna spiegazione sensata del proprio operato da presidente del Consiglio, limitandosi a un farfugliante vittimismo. Inoltre, cercando opportunisticamente (non si smentiscono mai!) di intercettare le paure di chi si sente minacciato dalle nuove armi di Putin o dallo spettro immancabile della guerra nucleare, i Cinquestelle non trovano soluzione migliore che “calarsi le braghe” innanzi all’autocrate. Il tutto rigorosamente sulla pelle degli ucraini, la cui volontà non è contemplata nel piano per la pace dei vari Ferrara e Airola. Non solo invasi, ma pure fastidiosi perché osano difendersi!

Insomma, servilismo e paura! Tanto per cambiare. E poco importa se la linea espressa dal premier Draghi sia del tutto contraria ai deliri pentastellati: quel che conta è rimarcare ancora una volta la lotta all’atlantismo belligerante (così lo chiamano!) perpetrato dal presidente USA, Joe Biden, come se la guerra l’avesse scatenata lui. Vieppiù! Con piglio esperto da professore di tecniche di negoziazione all’Università di Harvard, l’aquila Alberto Airola ci spiega che la cessione di qualcosa è la base di ogni trattativa. Che fortuna! (per non usare altri termini meno nobili). Il fatto che questo “qualcosa” sia stato rivendicato con una aggressione armata deve essere sfuggito all’illustre politologo grillino. Così come deve essergli sfuggito che la ripetizione di un precedente (vedasi annessione militare della Crimea da parte del solito Putin, A.D. 2014) potrebbe aprire la strada a una sorta di impunità internazionale per chiunque, al grido di “ho la bomba nucleare”, volesse espandere il proprio territorio a danni dei paesi confinanti e – piccolo dettaglio – sovrani.

Poiché, poi, al peggio non c’è mai fine, gli esimi senatori fintopacifisti grillini si spingono oltre, arrivando a minacciare la crisi di governo nel caso in cui Draghi non dovesse accondiscendere alle loro sagge soluzioni per porre fine al conflitto. Insomma, che si spazi dalla politica internazionale a quella interna, il partito di Conte non finisce mai di stupirci per la sciatteria, la superficialità e il cinismo con cui affronta tematiche estremamente delicate. Veramente, si può pensare che la fine della guerra debba passare per la resa dell’aggredito come un Orsini qualunque? Davvero si può ipotizzare di far cadere un governo in questo momento storico? Quosque tandem abutere, Catilina (o Ferrara e Airola) patientia nostra? direbbe Cicerone.

Come se le disgrazie fossero finite, poi, all’appello degli incoscienti del Movimento rispondono da par loro i filoputiniani leghisti. Il senatore Carlo Doria nasconde la paura e la vigliaccheria sottesa alle proprie posizioni con il sinistroide tema dell’autodeterminazione dei popoli (forse nella speranza che Putin invada l’Italia per tutelare i diritti delle minoranze padane), e l’immancabile Pillon, che non sapendo mai cosa dire, la butta sullo spirituale richiamandosi alle parole di Papa Bergoglio sulla ricerca della pace a ogni costo.

Ora, poiché queste tesi stanno assumendo una consistenza preoccupante in parte quella parte di opinione pubblica che altro non aspetta se non di trovare una giustificazione teorica alla propria pigrizia e al proprio paraculismo, sarà il caso di ricordare un paio di concetti semplici semplici a lorsignori. Punto primo: di fronte alla conquista territoriale mediante aggressione e invasione armata in spregio a ogni norma di diritto internazionale, la resa anche parziale non è opzione percorribile. Semmai, se proprio vogliamo – come vogliamo! – che la guerra finisca, è necessario che l’aggressore si trovi contro tutto il mondo libero e che capisca che continuare è più pericoloso che fermarsi. Questa –e solo questa – è la base di trattativa. Il resto si chiama viltà!

Punto Secondo: la libertà, cari Ferrara, Airola, Doria e Pillon, non è (solo) quella che avete invocato come gravemente lesa dal green pass, ma è (anche e, oserei dire, soprattutto) il diritto di un popolo di difendersi, anche in armi, di fronte a una criminale e brutale invasione. Il tutto con l’aiuto della comunità internazionale che non può semplicemente e vigliaccamente fuggire, pena la perdita della propria identità e la negazione della propria storia.

Punto terzo: fra Democrazia e Autocrazia, la scelta per un Paese civile è sempre a favore della Democrazia che ha il diritto sacrosanto di difendersi (l’autodeterminazione del Donbass, non c’entra proprio nulla). La Grecia contro la Persia e le Termopili, vi ricordano qualcosa, ammesso che abbiate studiato un minimo di storia?