“Il fondatore di Forza Italia volle sottolineare la volontà di innescare una ‘rivoluzione liberale'” scrive Stefano Folli in un suo articolo sulla Repubblica. Inizia così l’analisi del giornalista sull’ascesa politica di Silvio. Ma qual è l’eredità politica che Berlusconi ci lascia? Cosa rimane se il suo impegno a favore del liberalismo è rimasto più uno slogan che una realtà effettiva?
La “rivoluzione liberale” che Berlusconi prometteva avrebbe dovuto rappresentare un profondo cambiamento nella politica italiana. Tuttavia, quest’ambizione liberale è stata più spesso funzionale a interessi commerciali e aziendali specifici, piuttosto che al bene generale della nazione.
Berlusconi, secondo l’analisi di Folli, è stato un abile tattico. Ha saputo navigare le acque turbolente della politica italiana, mantenendo il suo potere attraverso una serie di manovre politiche audaci e spesso impreviste. Tuttavia, pur riuscendo a mantenere la sua posizione, il suo promesso percorso liberale non è mai stato realizzato.
È necessario sottolineare Berlusconi sia riuscito a creare un nuovo tipo di centro-destra, mescolando elementi di diversi partiti e movimenti in una nuova coalizione. Questo “berlusconismo” ha segnato la politica italiana per oltre vent’anni, con alterne fortune. Eppure, la promessa di una “rivoluzione liberale”, che avrebbe potuto portare a un profondo cambiamento nella storia del centro-destra, è rimasta un’utopia non realizzata.
Nonostante il suo sostanziale fallimento rispetto alle ambizioni iniziali, Berlusconi ha lasciato un segno profondo nella politica italiana. La figura che ha raccolto i frutti del suo lavoro, come sottolinea Folli, è stata Giorgia Meloni. Pur non essendo una liberale, Meloni è stata abbastanza abile da farsi capire dall’Italia profonda, quella stessa che Berlusconi aveva prima sedotto e poi, in definitiva, deluso.
Se di facciata Silvio ha sempre continuato a sostenere la causa del liberalismo, nei momenti cruciali, quando fu al governo, ed ancora oggi, sostenendo una coalizione guidata da Fratelli d’Italia lontana dai principi liberali, questa è rimasta uno slogan, piuttosto che un cambiamento sostanziale nella politica italiana. E allora l’eredità di Berlusconi per chi si definisce liberale probabilmente non c’è, rimangono solo i debiti, i debiti verso chi aveva creduto nella possibilità di un vero partito liberale capace di governare e cambiare il paese, i debiti verso chi si è sentito tradito dall’inconsistenza di questo processo.