Marco Travaglio è stato condannato a pagare 80.000 euro, più spese e interessi, per aver diffamato Matteo Renzi. È stato lo stesso leader di Italia Viva a comunicarlo con soddisfazione, rappresentando un vero e proprio sfogo liberatorio da una situazione che lo ha messo a dura prova. Senz’altro, in Italia, la Giustizia è spesso caratterizzata da lunghi percorsi burocratici, i quali mettono a dura prova chiunque si trovi di fronte a casi giudiziari simili. Non si può nemmeno tralasciare l’aspetto dei costi economici delle cause in tribunale, ed è su questo punto che ci dobbiamo soffermare.
Nel caso sopra descritto, è ovvio che il Senatore Renzi sia un cittadino facoltoso, in grado di affrontare cause difficili che si svolgono nei tribunali. Tuttavia, ci chiediamo: cosa può fare un cittadino che non dispone di grandi risorse economiche, come un Senatore o altre persone benestanti, per affrontare le spese giudiziarie? Ed è qui che il legislatore deve intervenire, perché molti cittadini non riescono a ottenere giustizia e far valere le proprie ragioni. Tutti hanno il diritto di difendersi in tribunale da qualsiasi accusa o azione che ledano la loro persona.
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Si tratta di una questione su cui anche Renzi è intervenuto con obiettività, riconoscendo che lui ha potuto difendersi fino alla fine solo perché aveva le possibilità economiche di farlo, e di questa sua onestà gli va dato atto.
Quante cause nei tribunali italiani sono state archiviate o concluse con una sentenza a favore di una delle parti coinvolte, semplicemente perché l’altra parte non era in grado economicamente di proseguire? Il problema è più ampio dei costi che gravano sui singoli cittadini:
La lentezza della giustizia si traduce immediatamente in inefficienza nel sistema delle imprese. Sono quasi 9 milioni i procedimenti pendenti e circa 7 milioni i nuovi processi aperti ogni anno nel nostro Paese. Secondo la Banca d’Italia, il malfunzionamento del sistema giudiziario causa una perdita dell’1% del PIL, rallentando così la crescita economica. La durata stimata dei processi ordinari in primo grado, infatti, supera i cinquecento giorni e colloca l’Italia al 157º posto su 183 paesi presi in considerazione, secondo la graduatoria stilata dalla Banca Mondiale. Ogni 10% in meno nella durata dei processi corrisponde a un aumento del 2% nella dimensione delle imprese; ciò significa, in termini economici, minori investimenti. Mentre nel Regno Unito, in un anno, gli investimenti stranieri raggiungono i 45 miliardi, in Francia 30 e in Spagna 20, in Italia si ferma a soli 5 miliardi.