«Putin è uno dei personaggi che lascerà traccia nella storia. Abbiamo parlato di identità, radici, di popoli», aveva detto il leader della Lega dopo un incontro con il presidente del Cremlino. Ora non ci pensa su due volte il segretario del Carroccio: «Un giovedì orribile, immagini che non avremmo mai più voluto vedere, speriamo che tutto si fermi presto e che la ragione prevalga. La Lega condanna con fermezza ogni aggressione militare, l’auspicio è l’immediato stop alle violenze». Il dietrofront di Salvini rispetto al passato è stato rimarcato da un gesto che ha scatenato lo sdegno del web: la deposizione di un mazzo di tulipani bianchi davanti all’ambasciata ucraina.
Un omaggio a cui son seguiti segno della Croce e breve preghiera. “E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente”, l’osservazione di un utente che ha citato i passi del Vangelo di Matteo. Comprensibile, no? È difficile, davvero difficile, spazzare con un colpo di spugna gli apprezzamenti di Salvini verso il leader russo: “Chi gioca contro Putin è deficiente”, “Cretino chi fa la guerra a Putin”, “Vorrei Putin come alleato” o “Putin stimato e stimabile”. Eravamo ai limiti dell’idolatria. Per questo Salvini si conferma ancora una volta campione di giravolte, che “la bella Lavanderina” scansati proprio, (forse meglio di lui solo Giorgia Meloni).
Come dimenticare l’estate del 2011, quando subito dopo l’intervento del nostro Capo di Stato davanti al Parlamento Europeo, Salvini scrisse su Twitter: «Qui Strasburgo. È appena intervenuto il presidente Mattarella, che ha detto che chiudere e controllare le frontiere europee non serve. No, certo, facciamo entrare altri milioni di immigrati… Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!». Va beh, che in politica undici anni sono un’era geologica, però sarete tutti d’accordo nel dire che il rinsavimento di Salvini non è tardivo, di più. Un’incoerenza a dir poco imbarazzante, per usare un eufemismo. Un altro, al suo posto, si sarebbe già scusato: in primis con il popolo ucraino.