E si scoprì che l’Italia era il miglior amico di Putin in Europa Occidentale

La passione per gli italiani per la politica estera è sempre stata poca, la passione di certi politici italiani di prendere posizioni bislacche sulla politica estera, invece, è sempre stata grande. Aggiungete a questo il processo decisionale lento e macchinoso dell’Unione Europea e otterrete un’inquietante stasi.

I due partiti più rappresentati in Parlamento, Lega e Movimento 5 Stelle, hanno un passato recente fatto di adorazioni di Vladimir Putin. Manlio Di Stefano, tre volte sottosegretario agli Affari esteri, nel 2014 dichiarò che l’Ucraina era un burattino dell’Europa. Salvini ha fatto un numero esorbitante di dichiarazioni in cui porta lo zar in palmo di mano, ha addirittura insistito per affiliare la Lega a Russia Unita, il partito di Putin. Ora cancella tutti i post social e la stampa internazionale ne parla.

Ormai sono passati tre anni e parte dell’opinione pubblica se lo sarà dimenticato, ma uno dei consiglieri più fidati di Salvini era Savoini. Questo signore cercava di diffondere il pensiero del filosofo Dugin, ideologo di Putin e inventore del nazional-bolscevismo: una commistione tra marxismo e nazionalismo autoritario. Un altro compito di Savoini però era cercare di intessere rapporti economici sempre più stretti con la Russia, operazione portata avanti tramite l’associazione Lombardia Russia.

Poco prima dello scoppio della guerra, Putin ha fatto una riunione con diversi industriali italiani che ha provocato una dura reazione di Draghi. La questione economica è centrale perché proprio a causa dello stretto intreccio con la Federazione Russa, Italia e Germania sono gli unici due paesi che si oppongono al bandire gli invasori dell’Ucraina dallo SWIFT, il sistema di pagamenti internazionale e gli osservatori internazionali ci guardano straniti.

Ma il problema non è, ahimè, nemmeno solo quello. Ci sono parti politiche ed economiche in gioco che mai hanno simpatizzato con Putin, ma che hanno fatto il loro gioco. Chi si opponeva alla formazione dell’esercito europeo, chi si oppone agli armamenti a prescindere e pensa di combattere i dittatori cantando Imagine, chi ha ignorato il concetto di autosufficienza energetica opponendosi ostinatamente al nucleare e all’estrazione di gas dall’Adriatico.

Il mix di queste fragilità e scelte discutibili è stato deleterio e, in una situazione simile, non c’è Draghi che tenga. Tanto più che agli esteri c’è un ministro che avrà sicuramente tanta buona volontà ma poca esperienza. Come sempre così è l’Italietta, vaso di coccio tra i vasi di ferro.