L’annuncio di giovedì della Bce che ha inaugurato la nuova stagione dello spread non sarebbe stato accolto con favore da Mario Draghi. Il nostro presidente del consiglio “ha voluto mandare un messaggio: Lagarde sbaglia, con un innalzamento dei tassi d’interesse l’impennata dei prezzi dell’energia non si arresta e i Paesi come l’Italia possono sperimentare una riduzione della domanda e quindi della crescita economica”, rivela Michela Cilenti sull’«HuffPost» in un lungo articolo. A dirlo però non sarebbe stato direttamente Mario Draghi, anche per una questione di galateo istituzionale dal momento che fino al 2019 era stato lui stesso alla guida della Bce, ma i suoi fedelissimi. Stiamo parlando del consigliere economico di Palazzo Chigi Francesco Giavazzi e del ministro dell’Economia Daniele Franco. Ambedue hanno criticato l’operato della Lagarde, che non avrebbe fatto tesoro della cassetta degli attrezzi lasciata da Super Mario.
Le parole di Christine Lagarde hanno segnato un venerdì nero per le Borse e mandato in fumo 265 miliardi. Basti pensare che solo Piazza Affari ne ha bruciati 39. Quello che lamenterebbero Giavazzi e Franco (e Draghi dunque) sarebbero tre cose sostanzialmente: l’inadeguatezza della guida della Bce, la rapidità delle misure annunciate e la completa mancanza di un piano antispread. Nel corso della cerimonia per il conferimento del Premio Alberto Giovannini organizzata da Webuild, il consigliere economico di Palazzo Chigi ha detto: “Lo spread e l’aumento dei tassi d’interesse ridurranno non subito, ma tra qualche mese, la domanda privata”. Riferendosi alla Lagarde lo stesso Giavazzi ha affermato: “La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all’aumento dell’inflazione con uno strumento sbagliato. Noi non abbiamo una inflazione da domanda come negli Usa ma abbiamo una inflazione legata al prezzo del gas. Quindi, a fronte della riduzione della domanda privata dei prossimi mesi dobbiamo accelerare il Pnrr”. Critiche sono arrivate anche dal braccio destro di Draghi, Daniele Franco.
Commentando le iniziative della governatrice della Bce, il ministro dell’Economia ha asserito: “Quello che dobbiamo assolutamente evitare è di introdurre in questo contesto delle tensioni non necessarie e le banche centrali devono cercare una traiettoria che tenga in considerazione i fattori alla base dell’aumento del tasso di inflazione”. In conferenza stampa al termine della ministeriale Ocse, Franco ha fatto capire che una maggior cautela e gradualità nell’iter di innalzamento dei tassi sarebbero risultate gradite. Ma c’è di più: chi si intende di denaro, banche e spread lo sa.
Michela Cilenti lo scrive chiaro: “A far schizzare lo spread, però, non è tanto quello che ha detto Lagarde, quanto quello che non ha detto. In conferenza stampa non ha accennato a un piano antispread e proprio il non detto ha fatto schizzare i differenziali. Al silenzio di Francoforte gli uomini del Presidente hanno risposto col silenzio, o meglio, con il non detto che, se pronunciato, sarebbe suonato più o meno così: qualche parola su come la Bce intende rispondere all’aumento dello spread avrebbe calmato i mercati. Non lo ha detto esplicitamente Franco, non lo ha detto esplicitamente Giavazzi, ma implicitamente lo hanno fatto capire entrambi. È la conclusione naturale, anche se afona e implicita, del ragionamento che fanno tutti e tre, il Presidente del Consiglio e i suoi fedelissimi. (…) Lagarde sbaglia”.