Nel silenzio assordante dei media, occupati a fornire dati sulla pandemia ed, ora, a fornirci particolari macabri sulla guerra in Ucraina, il Parlamento ha licenziato una riforma costituzionale che potrebbe avere effetti dirompenti, sia nella vita privata di ognuno di noi, ma – anche e, soprattutto – sulle attività produttive, in senso lato. Infatti, la legge costituzionale n. 1 del 2022, introduce un nuovo comma all’articolo 9 della Costituzione, al fine di riconoscere – nell’ambito dei principi fondamentali enunciati nella Costituzione – il principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Sostanzialmente ampliando e specificando quella tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione inserito in Costituzione dai Padri Fondatori della Repubblica.
Viene, inoltre, inserito il principio di tutela degli animali, attraverso la previsione di una riserva di legge statale che ne disciplini le forme e i modi. Ancor più importante, per gli effetti assolutamente imprevedibili, è la modifica dell’articolo 41 della Costituzione in materia di esercizio dell’iniziativa economica. Si stabilisce, infatti, che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in danno alla salute e all’ambiente, anteponendo questi principi a quelli di sicurezza e libertà dignità umana. Infine, si prevede la riserva di legge per indirizzare e coordinare l’attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.
Non vi è chi non veda la portata innovativa di tali modifiche; infatti, se, da un canto, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali diviene principio costituzionale di riferimento alle norme ordinarie, predisponendosi ad una maggiore tutela e salvaguardia del territorio e di chi lo abita, in maniera esaustiva; d’altro canto, il vincolo della salubrità ambientale e della salute per l’esercizio delle attività produttive è una novità assoluta nel panorama normativo italiano, dovendosi coordinare tutte le norme preesistenti e future alla compatibilità della produzione con la tutela della salute e dell’ambiente.
Casi eclatanti come le raffinerie di Marghera o Augusta, l’ILVA di Taranto, le industrie altamente inquinanti dovranno trovare un diverso compromesso normativo, che non potrà più essere l’attività “strategica” nell’interesse dello Stato, in quanto principi e motivazioni di “grado inferiore” costituzionalmente tutelati rispetto alla salute ed ambiente. Una ulteriore novità è la “vision” che si riconosce alla Repubblica: la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, con specifico richiamo all'”interesse delle future generazioni”, espressione utilizzata per la prima volta nel testo costituzionale. L’ambiente è qui inteso nella sua accezione più estesa e sistemica: quale ambiente, ecosistema, biodiversità.
Possiamo, quindi, fondatamente sperare in una nuova costruzione normativa ordinaria, che – coniugando i principi costituzionali, così come modificati – porti ad una concezione più “umana”, più vicina al sentire della società in ordine ala diatriba/alternativa – lavoro/salute. Questa riforma cade in un momento particolarmente difficile della storia, sia con la S maiuscola che minuscola, ma la volontà del Legislatore di trasformare in Legge (per di più, di rango costituzionale) le istanze della Società Civile, è certamente un viatico per una svolta moderna e positiva per il nostro Paese.
(Rocco Suma, Referente Buona Destra Taranto)