La storia di Olga Smirnova, l’étoile russa del Bolshoi che ha voltato le spalle a Putin scegliendo di andare a vivere e a lavorare in Olanda è importante per due ordini di ragioni.
La prima è che il fronte dei dissidenti interni in Russia, come stiamo raccontando da giorni, è in fermento ed è probabilmente più largo di quanto si immagini.
La seconda ragione è che la ribellione al regime del mondo dell’arte, degli artisti, dei ballerini come Olga ad esempio, sarà fondamentale per ricostruire anche simbolicamente il senso di cosa è accaduto in questi mesi, la guerra, le vittime, la società che prende consapevolezza del male e si impegna ad estirparlo.
“Non avrei mai pensato di vergognarmi della Russia. Ora è tracciata una linea che separa il prima e il dopo. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa catastrofe,” dice Olga intervistata dalla stampa italiana. Ha lasciato Mosca per l’Olanda e il prossimo 4 aprile sarà al gran gala di danza di raccolta fondi per l’Ucraina che si terrà al San Carlo di Napoli, con artisti russi e ucraini.
“La gente in Russia in pubblico resta in silenzio, c’è paura a parlare della guerra” dice Olga ed è proprio il senso di quello che dicevamo: l’arte, la cultura, possono spezzare quel silenzio e parlare alla coscienza dei popoli portando un elemento di verità che superi la disinformazione messa in atto da Putin in Russia attraverso i media di Stato.
“Il bombardamento del teatro di Mariupol, il ballerino dell’Opera di Kiev Artem Datsishin ucciso dalle bombe… Questo è orribile, ecco perché sono contro la guerra e il mio pensiero va a tutte le vittime. Farò ciò che è nelle mie possibilità per fermare la guerra e aiutare la gente stremata e martoriata”.
Olga dice di non voler diventare un simbolo. Ma con queste parole e la sua scelta coraggiosa lo è già. Il simbolo della Russia a venire. Il futuro e la speranza.