Le recenti elezioni slovacche hanno scosso il panorama politico dell’Europa centrale, consegnando la vittoria a Robert Fico, già ex premier, noto per essere il leader di un partito ibrido, con tendenze socialdemocratiche, ma chiaramente anti-liberali e nazionaliste. Nonostante la Slovacchia sia spesso confusa con la vicina Slovenia, questa piccola nazione periferica non deve essere sottovalutata per le implicazioni che il suo voto potrebbe avere per l’intera Unione Europea.
La vittoria di Fico è stata ottenuta attraverso una strategia deliberatamente populista. Sfruttando la diffusa insicurezza tra i suoi concittadini, Fico ha promesso sussidi e una politica di riduzione dell’immigrazione, cavalcando anche le crescenti simpatie filo-russe, alimentate dalla propaganda di Vladimir Putin. Durante la campagna elettorale, Fico ha addirittura annunciato che non avrebbe più inviato armi all’Ucraina, sostenendo giudizi bizzarri secondo cui la guerra proviene sempre dall’Ovest, mentre l’Est porta la libertà.
Questi sviluppi indicano chiaramente che la nuova Slovacchia è destinata ad allinearsi ancor di più a quel modello di democrazia illiberale già praticato da leader come Viktor Orbán in Ungheria e Mateusz Morawiecki in Polonia. Anche la Polonia, che sta per affrontare le elezioni fra due settimane, sta prendendo distanza dalla NATO e dall’UE riguardo alla guerra in Ucraina, cessando gli aiuti e bloccando l’importazione di grano ucraino, violando gli accordi UE. La base sociale del nazionalismo illiberale in queste nazioni è simile a quella dei partiti di estrema destra nella “vecchia Europa”: un ceto medio impoverito dalla crisi e dall’inflazione, periferie urbane marginalizzate e anziani in povertà.
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La proposta politica rivolta a questi gruppi è il “sciovinismo”, una miscela di protezionismo economico, welfare riservato ai cittadini nazionali, esaltazione dei valori tradizionali e nostalgia del passato. Tuttavia, c’è una differenza significativa rispetto al populismo di destra nell’Europa occidentale, poiché nell’Europa centro-orientale si mischia spesso con rimpianti filo-sovietici, come dimostra il caso slovacco.
Questo vento di destra che sta soffiando sull’Europa preoccupa non solo per il suo scetticismo verso l’UE e gli Stati Uniti, ma anche perché alimenta spettri ideologici che hanno dominato i periodi più bui del Novecento. Come si può evitare questa pericolosa deriva?
Nel breve e medio periodo, ci sono due sfide principali che l’UE deve affrontare. La prima riguarda l’immigrazione, con la necessità di trovare un accordo attraverso il Patto sull’Immigrazione, proposto dalla Commissione, per superare il controverso Regolamento di Dublino. La seconda sfida è economica, con la necessità di considerare la crisi sociale che ancora affligge molti Paesi dell’eurozona.
Tuttavia, è soprattutto nel lungo periodo che dobbiamo investire. Dobbiamo evitare un “allontanamento mentale dall’Occidente” come quello denunciato dalla presidente slovacca e come lo vediamo anche in Polonia e Ungheria. Questa tendenza è evidente nel disimpegno verso l’Ucraina e nella violazione dei principi dello Stato di diritto e della democrazia liberale.
L’Italia potrebbe svolgere un ruolo chiave in questa situazione, poiché la premier Meloni condivide alcuni aspetti della visione politica conservatrice dei leader slovacchi, ungheresi e polacchi, ma si distingue per essere un’atlantista convinta e sostenitrice dei principi della democrazia liberale. L’alleanza tra “piccoli patriottismi” potrebbe non portare da nessuna parte, e Meloni sembra impegnata a costruire un orizzonte politico più ampio, volto a difendere la civiltà europea comune, al di là delle differenze superficiali.
Il progetto sarà difficile da realizzare, ma forse è il momento di rivalutare alcuni aspetti della cultura asburgica, che ha unito per lungo tempo diverse regioni europee attraverso la condivisione dell’autorità, lo spirito di tolleranza e la propensione al compromesso. In un’Europa che è chiamata a fare i conti con le sue divisioni interne, tali valori potrebbero essere una guida preziosa per il futuro.