In ogni ordinamento giuridico che rispetti il principio di legalità e di giustizia, c’è un assioma irrefutabile: ogni individuo è innocente fino al terzo grado di giudizio. Questo principio, fondamento del sistema penale, garantisce la tutela dell’accusato fino alla prova definitiva della sua colpevolezza.
Non è sorprendente quindi, né deplorevole, che un padre cerchi di difendere un figlio di fronte alle accuse. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato, sulla presunta innocenza del figlio, sollevano questioni complesse e delicate. La Russa, oltre a essere un padre, è un alto rappresentante delle istituzioni dello Stato. Questa posizione lo pone in un ruolo particolarmente delicato quando si tratta di questioni giudiziarie.
La Russa ha diffuso una nota in cui sostiene l’innocenza del figlio, basandosi su un colloquio privato. Inoltre, ha messo in discussione la validità della testimonianza di una ragazza, presumibilmente la presunta vittima, sostenendo che fosse sotto l’effetto di droghe. Questa affermazione, insieme alla pretesa di chiudere il caso sulla base del proprio giudizio personale, rappresenta un’intromissione indesiderata nell’azione delle autorità giudiziarie.
Ancora più inquietante è la propensione del presidente del Senato a mettere in dubbio la credibilità delle donne che denunciano, basandosi sul ritardo con cui queste portano avanti la loro denuncia. Tale atteggiamento rispecchia un biasimo e una mancanza di rispetto per le donne che denunciano violenze, e dimostra un sostegno a pregiudizi sessisti che non dovrebbero trovare alcun posto, specialmente nelle parole di una così alta carica dello Stato.
L’attacco del Governo alla Magistratura: un precedente pericoloso per la democrazia
Nell’ombra di tutto ciò, l’assenza di commenti da parte di Giorgia Meloni, leader del partito di cui La Russa fa parte, è preoccupante. La sua mancanza di intervento su questa questione potrebbe essere vista come un’approvazione tacita delle parole di La Russa.
La figura del presidente del Senato dovrebbe essere un faro di legalità e rispetto delle istituzioni, non un catalizzatore di pregiudizi o un sovversore del corso della giustizia. Il silenzio di Meloni, in particolare, solleva ulteriori domande sulle posizioni del suo partito in merito a tali questioni delicate.
È essenziale che i leader politici rispettino il principio della separazione dei poteri e la presunzione di innocenza. Devono anche mostrare rispetto e comprensione per le complessità e le sfide che le vittime di abuso devono affrontare nel segnalare i loro traumi. Questi non sono solo principi astratti, ma garanzie fondamentali che assicurano il buon funzionamento della nostra democrazia e la protezione dei diritti di tutti i cittadini. Al di là delle responsabilità individuali, è disgustoso vedere un alto rappresentante dello Stato utilizzare parole che minano la fiducia in queste fondamentali garanzie.