La politica ai tempi del Pnrr: come cambia il ruolo di sindaci e amministratori

di Vincenzo De Palo

La strada intrapresa dal Governo Draghi è la gestione dei fondi dei PNRR concessi dall’Europa per la crisi emergenziale Covid-19, con passaggi obbligati: dai Governo i fondi passano alle Regioni e poi ai Comuni, ecco perché i futuri Governi si ritroveranno un’agenda già scritta per investire sulle infrastrutture, sulla scuola (messa in sicurezza delle strutture scolastiche e strumenti di lavoro più moderni per gli studenti), sulla sanità (aggiungere personale sanitario, reparti specializzati lì dove mancano, recupero di strutture chiuse per renderle operative a cominciare da un pronto soccorso e garantire la presenza di quei macchinari e mezzi indispensabili per i controlli di routine e di pronto intervento), sull’ambiente con la promozione di investimenti green e sulla rivoluzione digitale ed anche amministrativa per una migliore gestione della macchina burocratica dello Stato e delle istituzioni ad ogni livello, poi anche sulla rivoluzione urbanistica che comincia con la riqualificazione dei centri urbani, delle periferie e degli edifici (il superbonus va in questa direzione ).

Di conseguenza, le amministrazioni locali si dovranno celermente organizzare per riuscire a gestire ai meglio i finanziamenti, a riprova di questo ragionamento molti sindaci sono già impegnati a reperire i tecnici idonei a tale compito, per assicurarsi che ci siano le migliori condizioni al fine di gestire i fondi con regole e metodi secondo indicazioni europee ben precise che vanno studiate con cura e per non sciupare l’opportunità. Da un lato il compito è reso arduo dai paletti burocratici del passato che
non si eliminano in tempi brevi e poi ci sono “i muri culturali” ostili ai cambiamento.

La sfida per un amministratore è quindi dare una identità territoriale alla propria città attraverso una visione amministrativa di altissimo profilo per far anche convergere le direttive europee con le necessità dei territorio. Oggi vincere le eiezioni non basta, bisogna concretamente rimodellare la città con atti amministrativi importanti per prepararsi a reagire ai futuri cambiamenti. Il termine identità è sinonimo di efficienza e rigore nei gestire gli investimenti e il denaro pubblico per restituire una opportunità alle nuove generazioni. Un amministratore cambia pelle come il territorio che è chiamato ad amministrare e deve vincere questa sfida se vuoi essere ricordato in maniera positiva dai cittadini, altrimenti passeranno tanti amministratori e non cambierà nulla se non quel poco che però non sarà sufficiente a fare storia.

Io penso che il termine identità in senso amministrativo debba essere il punto di riferimento della Buona Destra (in realtà di ogni partito che si definisce della medesima area politica) fuori dagli schemi ideologici. Oggi un partito politico deve anch’esso cambiar pelle: identità non può voler dire soltanto ad esempio uno scontro ideologico su temi del tipo se siamo o no a favore dell’immigrazione, pro o contro la legalizzazione della droga, pro o contro le coppie di fatto, perché è chiaro che questi temi dividono i partiti e opinione pubblica… Oggi dobbiamo proporre un modello amministrativo e non più ideologico.

Un serio partito moderno deve cambiare prima di tutto la macchina amministrativa e gestire bene ii territorio verso nuovi orizzonti completamente nuovi e dare, lo ribadisco, una identità ai territorio. Non basta più battibeccare nei consigli comunali sulle luci natalizie o sulla soluzione alle buche o sulla festa del patrono oppure sull’organizzazione di eventi facendo a gara a chi è più bravo rispetto ad altri. È giunto il momento di saper reperire cervelli amministrativi e aggiornare le proprie competenze in materia per cambiare pelle alle città. Gli amministratori devono dimostrare di saper rispondere ai bisogno.

Un serio partito politico deve ritrovare la scuola di partito e formare i dirigenti di domani con una visione europea e di gestione amministrativa di livello. Tutte le città, dai piccoli paese alle metropoli devono fare i conti con grandi realtà e a livello globale. Non si può rimanere indietro. Senza fare ideologia, io penso che l’identità territoriale debba essere la cartina al tornasole della Buona Destra. Perchè questo significa essere di destra, percepire prima di altri questa necessità come modello di comportamento non ideologico e quindi servire le istituzioni con grande consapevolezza amministrativa. Oggi un Sindaco deve amministrare in maniera del tutto nuova e deve essere capace di rompere gli schemi della vecchia burocrazia.

L’Europa conterà sempre di più e le istituzioni locali dovranno abituarsi a gestire le direttive europee. Le città cambieranno volto su agenda europea questo è già scritto, la vera rivoluzione è comprenderne la portata storica e questa situazione va a colmare un difetto che tutti riconoscevamo all’Europa, vale a dire non riuscire a fare da collante fra i vari paesi dell’Unione. Purtroppo per arrivare a questo c’è voluta la maledetta emergenza sanitaria, dovevamo arrivarci prima ma i conflitti ideologici ed economici ne stavano impedendo ii raggiungimento. A mio giudizio è utopia discutere di un sistema fiscale e sociale di tipo europeo, i tempi non sono maturi… Se però l’Europa facesse da ponte con i finanziamenti secondo necessità, il sogno europeo si avvicinerebbe e le nuove generazioni ringrazierebbero.

L’Italia deve rafforzare la sua economia per svolgere in Europa un ruolo da leader e costruire ii futuro.