La buona destra tra democrazia e capitalismo

Nei tempi in cui anche l’emergenza mondiale sembra assumere le vesti ordinarie della quotidianità, ancor più si avverte la percezione diffusa che la democrazia rappresentativa possa esser diventata un meccanismo obsoleto solo capace di generare una classe dirigente “scomposta e composta” da incompetenti e corrotti.
Diffusamente quindi si avverte una insoddisfazione generale che non a torto attribuisce le responsabilità del mal vivere alla politica fino però purtroppo a mettere in discussione l’istituzione democratica.
Questa politica ha ingenerato il convincimento che solo il mercato possa garantire il benessere dei cittadini. Il mercato è diventata la divinità pagana a cui la politica prona offre sacrifici umani pronta a riceverne i vaticini economici.
Questa politica ha dato il primato all’economia sopratutto per nascondere la propria inettitudine e vigliaccheria.
Con i numeri ha trovato la ragione dei tagli alla sanità, all’istruzione, al sistema sociale, alle libertà individuali.
Ecco che allora proprio per queste ragioni diviene sempre più centrale il tema di una democrazia che metta da parte i numeri e ribadisca la centralità de “l’uomo”.
L’individuo della buona politica e della rinnovata democrazia contro l’individualismo economico della cattiva politica.
In tutto ciò la buona destra in Italia diviene la parte centrale di questo necessario processo di rinnovamento della democrazia.
Una buona destra che si oppone con veemenza, una volta per tutte, a quella Italica tentazione di aspettare il prossimo “uomo della provvidenza” e che riesce a promuovere una partecipazione attiva dal basso, inaugurando processi di alfabetizzazione democratica per un voto informato e consapevole.
La buona destra deve essere centrale nel riconsegnare il futuro alla democrazia.