La quarta giornata di udienze pubbliche della commissione parlamentare riguardanti l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 ha aggiunto nuovi dettagli alla ricostruzione del tentativo di frode elettorale da parte di Trump. Al centro dell’udienza sono state le pressioni e le minacce fatte dal tycoon e dai suoi avvocati ai funzionari repubblicani che non volevano cambiare il risultato delle elezioni. Nel corso della seduta, inoltre, si è tornati a parlare dell’ItalyGate.
Si tratta di una teoria del complotto trumpiana che ipotizza un presunto coinvolgimento italiano nei fantomatici brogli elettorali che sarebbero serviti a favorire la vittoria di Joe Biden alla Casa Bianca.
L’ex capo del Pentagono Christopher Miller, chiamato a testimoniare davanti alla commissione, ha detto che, su richiesta del capo di gabinetto della Casa Bianca Mark Meadows, telefonò all’addetto militare Usa a Roma per indagare sulla voce secondo cui satelliti italiani (di Leonardo, ndr) avevano trasferito voti da Donald Trump a Joe Biden.
La voce, rivelatasi appunto una teoria cospirativa, è stata definita una «pura follia» dall’ex numero due del ministero della giustizia Richard Donoghue. Secondo i racconti dell’attorney general ad interim Jeffrey Rosen, anche lui chiamato a deporre nella quinta udienza pubblica, Donald Trump era così frustrato dall’inazione del ministero della giustizia di fronte alle sue denunce di brogli elettorali che tentò di silurare lo stesso Rosen, sostituendolo con un «compiacente» dirigente dello stesso dipartimento.