Come ha scritto Filippo Rossi nel suo intervento introduttivo, il manifesto costituisce lo strumento identitario fondamentale della Buona Destra, non solo perché nei 20 punti in cui è articolato vengono indicati i valori ed i principi che ispirano e sostengono la costituzione di questa essenziale e fino ad ora assente proposta politica. Ma perché evidenzia la nostra diversità e alternatività rispetto all’intero quadro partitico oggi presente in Italia.
Inoltre, in un contesto del tutto deideologizzato, dove operano formazioni politiche autoreferenziali che tendono a tacere sui loro veri valori e principi preferendo identificarsi attraverso le leadership, dando vita a partiti-personali, dove i concetti di Destra e Sinistra sono del tutto arbitrari e confusi, e che costituiscono un vero insulto alla democrazia, poiché basano la loro comunicazione unicamente su slogan improvvisati e condizionati dagli algoritmi, che misurano le tendenze nei social degli umori collettivi, presentarsi con un Manifesto come quello che ci onoriamo di avere presentato costituisce una novità assoluta e una scelta di trasparenza che, a tutti gli effetti, è un unicum sul piano del metodo e della serietà con cui vogliamo porci nei confronti dell’intera opinione pubblica nazionale ed europea.
Ovviamente useremo anche noi gli slogan, ma solo dopo avere dichiarato chi siamo, qual è la nostra visione di stato e società, in che rapporto ci poniamo con l’Europa e quindi su quali contenuti intendiamo fondare la nostra azione politica.
I contenuti dell’azione politica sono gli elementi fondamentali della Buona Destra, che si pone in alternativa di tutti i partiti che hanno scelto gli slogan senza contenuti per avvelenare la società, istillando odio e disprezzo senza offrire alcuna proposta degna di essere realizzata e capace di affrontare e risolvere i problemi del Paese.
In questo senso appare quindi fondamentale che non solo il Manifesto sia il nostro principale punto di riferimento, ma anche che costituisca il nostro più importante strumento non di propaganda ma di convincimento, circa la necessità di sostenere la nostra visione della società in funzione di contrasto al declino e a tutti i soggetti politici che lo hanno determinato.
Iniziamo oggi quindi questo approfondimento dei contenuti del Manifesto, per cercare di evidenziare tutti gli aspetti di ricaduta politica di ogni singolo punto e dare a ciascuno gli strumenti di convincimento che sono essenziali non per la propaganda, ma per la costruzione della coscienza di cittadini italiani desiderosi di dare un contributo costruttivo alla creazione di un futuro condiviso per il nostro Paese e per l’intero continente Europeo.
Iniziamo quindi dall’incipit del Manifesto, che costituisce uno dei molti elementi di novità del documento e successivamente del punto uno, che nella sua semplicità ha una carica rivoluzionaria indiscutibile, almeno rispetto alla politica così come fino ad oggi l’abbiamo conosciuta.
Perché il Manifesto inizia con un forte richiamo alla democrazia, che non può prescindere da creatività e fantasia? Perché la politica democratica ha un enorme bisogno di creatività e fantasia per sfuggire alle logiche perverse dell’odio e del conflitto perenne, che portano alla depressione sociale di massa. L’Italia ha una grande bisogno di rilanciare la sua identità di culla della cultura mondiale, ed anche per affrontare i problemi del nostro tempo, che si presentano sempre in una maniera nuova e comportano soluzioni spesso innovative e creative. In altre parole democrazia, fantasia, creatività e decisione sono tutti strumenti della Buona Destra, per riuscire a cambiare prospettiva e pensare positivo. Inoltre questo incipit è strettamente collegato a molti altri punti del manifesto perché, come vedremo, la politica è decisione, scelta, indirizzo e senza creatività e fantasia, oltre che ovviamente competenza, non c’è possibilità di conseguire nessun risultato, come è purtroppo ampiamente dimostrato dall’immobilismo dell’attuale governo e dal vuoto pneumatico di idee dell’attuale opposizione.
Quindi l’incipit è la prima prova del ruolo di alternativa della Buona Destra ad un sistema politico e partitico privo di idee e capacità di governo del Paese.
La successiva frase di introduzione ai punti del Manifesto è invece una dedica ad un principio del tutto dimenticato perfino nella dialettica politica e cioè che il fine della Buona Destra (e in generale della Buona Politica) non può non essere la difesa del Bene Comune.
Ma a parte la novità assoluta di inserire in un documento politico il principio del Bene Comune, qual è l’elemento di novità che il Manifesto della Buona Destra introduce?
Il fatto di spiegare nei punti successivi il senso effettivo del Bene Comune che, come vedremo, viene definito, misurato ed elevato a concreta esigenza di garanzia del buon governo che la Buona Destra vuole garantire.
Non a caso appunto i 20 punti del Manifesto sono tutti in funzione della sua realizzazione.