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In Russia cresce il fronte del dissenso. La cultura: “Stop alla guerra, non lavoriamo per un assassino”

Sono giorni di grandissima tensione. L’invasione russa in Ucraina, iniziata da circa una settimana, sta lasciando il mondo con il fiato sospeso. Mentre in Occidente la stragrande maggioranza dei paesi ha condannato fin da subito l’azione militare voluta da Putin, in Russia si è aperto un fronte interno dissidente con la guida del Cremlino.
Sono all’ordine del giorno manifestazioni di protesta, nelle principali città e non solo, per chiedere lo stop alla guerra. Iniziative di piazza pacifiche, puntualmente represse dalla polizia, che hanno prodotto finora migliaia di arresti. In queste ore non si è fatta attendere la voce di noti personaggi del mondo della cultura russo, intellettuali, uomini e donne del mondo dell’arte e dello spettacolo, che hanno apertamente manifestato il proprio dissenso alla invasione.
«Noi, artisti, curatori, architetti, critici ed esperti dell’arte, art manager – rappresentanti della cultura e dell’arte della Federazione Russa – abbiamo prodotto e firmato questa lettera aperta, che consideriamo un’azione insufficiente ma necessaria per la pace tra Russia e Ucraina», si legge in una lettera pubblicata in rete, indirizzata a Putin.
«Chiediamo che questa guerra con l’Ucraina, Stato sovrano e indipendente, che va avanti dal 2014, venga fermata e che si comincino dei negoziati sulla base del rispetto e dell’equità» perché «è una tragedia terribile, sia per gli ucraini che per i russi. È causa di enormi perdite di vite umane, mette in pericolo l’economia e la sicurezza, e conduce il nostro paese in un totale isolamento internazionale». Il testo termina con un secco «No alla guerra!».
Anche scienziati, giornalisti, infermieri e medici, ingegneri e insegnanti, utilizzando anche essi lo strumento della lettera pubblica, hanno espresso la propria posizione di ferma condanna al conflitto.
A questo si aggiunge, per restare al nostro Paese, che la Russia non parteciperà alla 59/a Biennale dell’Arte di Venezia, edizione 2022. Il passo indietro da parte degli artisti Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, sostenuti nella decisione dal curatore Raimundas Malaauskas, è un atto di protesta contro la guerra innescata da Mosca.
La notizia è stata data sui social. «Non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto il fuoco dei missili – ha scritto su Instagram Sukhareva – quando i cittadini dell’Ucraina si nascondono nei rifugi e quando chi protesta in Russia viene ridotto al silenzio». «Poiché sono nata in Russia – ha aggiunto -, non presenterò il mio lavoro al Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia».
In segno di solidarietà, il curatore Malaauskas ha immediatamente rassegnato le proprie dimissioni esprimendo «ammirazione e gratitudine» ai due artisti. A stretto giro è arrivata anche la risposta della Biennale: «Esprimiamo piena solidarietà per questo atto coraggioso e nobile e condividiamo le motivazioni che hanno portato a questa scelta».
Esponenti russi del mondo della cultura non sono nuovi ad azioni del genere. Proprio sabato Elena Kovalskay, con un messaggio su Facebook, ha annunciato le sue dimissioni dalla direzione del Meyerhold Center, il teatro statale di Mosca, con queste motivazioni: «È impossibile lavorare per un assassino e prendere lo stipendio da lui».