Il rischio delle armi non convenzionali nella guerra di Putin

Ci sono fondati timori che Putin possa utilizzare armi non convenzionali nel conflitto contro l’Ucraina e portare la guerra a un livello di allerta molto più alto dell’attuale. L’utilizzo del programma ipersonico da parte della Russia – con i primi missili lanciati recentemente – offre, infatti, al mondo un messaggio molto chiaro.

Ecco le parole di Mario Scaramella, esperto di intelligence, noto per aver sventato nel 2006, l’avvelenamento di Alexander Litivnenko (ex colonnello del servizio segreto russo): “Quando hai un arsenale non convenzionale e cominci ad utilizzarlo, il segnale che potresti andare avanti ad oltranza lo stai già comunicando”. Preoccupazione confermata dall’ex ministro Elisabetta Trenta per la quale se i russi utilizzano tale tipo di arsenale il conflitto può divenire fuori controllo. Il completamento del programma ipersonico, in un mondo post guerra fredda, in cui tutti gli equilibri sono saltati, può rappresentare il cosiddetto scavalco, cioè il superamento, in termini militari e strategici da parte di Mosca su Whashington. Questa la preoccupazione di Scaramella che conosce assai bene ciò di cui parla, per aver lavorato sia a stretto contatto con Teller (considerato il padre della bomba H e delle ‘Star Wars’) sia, poi, nella cooperazione con la Russia presso il Centro Statale per i missili balistici SRC di Miass negli Urali, dove ha co-diretto l’iniziativa spaziale speciale.

In particolare, per l’esperto, il raggiungimento di una certa superiorità russa dal punto di vista tecnologico e il contemporaneo allentamento dei freni inibitori del comandante in capo Putin, possono determinare il pericolo concreto di una escalation militare global con l’utilizzo di armi di distruzione di massa. Non si sa se tale allentamento coincida con una presunta malattia di cui sarebbe affetto il dittatore russo o sia frutto di un calcolo razionale e imperialistico per riportare la Russia ai livelli dell’Unione Sovietica; quello che, tuttavia, si può dire con certezza è che non c’è da stare tranquilli per il futuro se Putin non verrà fermato per tempo.

Perché mai – si chiede Scaramella – visto che il Cremlino ha utilizzato ampiamente armi chimiche per eliminare i dissidenti, dovrebbe limitarsi nell’impiego di armi non convenzionali su larga scala? Il problema, infatti, non è solo il disporre di armi formidabili ma anche l’attitudine a utilizzarle senza alcuna remora. Cosa che purtroppo Mosca già ampiamente dimostrato nel supporto a gruppi terroristici in varie parti del mondo compreso Somalia e Medio Oriente, per non parlare di quanto accaduto nelle guerre cecene. Quindi – ripete Scaramella – perché mai dovrebbe fermarsi adesso? Proprio adesso che il programma ipersonico è stato completato con successo.

Sempre secondo Scaramella, infatti, siamo nell’ambito di un confronto-scontro tra di due ex blocchi della guerra fredda, sostanzialmente strategico e non solo tattico. Cioè, in altre parole, l’Ucraina sarebbe solo il primo passo in un teatro di guerra che potrebbe comprendere l’occupazione di più territori fino a giungere all’impiego dell’arma ipersonica contro i satelliti di difesa americani in previsione – nello scenario più terribile – di un attacco diretto agli USA.

Ecco perché – ammonisce Scaramella – è quantomeno improprio continuare a parlare di (presunte) provocazioni NATO alla Russia. Non sono altro che un misero pretesto a scopo propagandistico. D’altra parte, non è un caso che Putin ha iniziato a divenire aggressivo proprio nel momento in cui in cui il Designer Generale del Makeev Bureau, il centro missilistico per i vettori intercontinentali, gli ha comunicato di aver completato il programma ipersonico. Insomma, il “gioco” potrebbe essere molto più grande di quello, pur terribile, cui stiamo assistendo oggi in Ucraina.

Scenario terribile ma sostanzialmente condiviso anche dall’ Ex Ministro della Difesa Trenta per la quale, già da tempo si percepiva la minaccia del ritorno a uno scontro tra blocchi contrapposti in un contesto di evoluzione tecnologica sbilanciata a favore della Russia rispetto agli USA. Per questo già da tempo gli esperti consapevoli di questa evoluzione dei rapporti militari, tecnologici e strategici, avevano lanciato un allarme specifico sul punto, che probabilmente è stato sottovalutato.

In questo contesto, appaiono condivisibili le preoccupazioni della Trenta, per cui il problema principale addirittura non sarebbe l’uso dell’arma nucleare tattica, che, pur avendo un potere distruttivo minore rispetto a quella strategica usata in funzione deterrente, farebbe comunque almeno cento milioni di morti in poco tempo oltre alle conseguenze a lungo termine anche in Europa.

Ma il punto fondamentale è proprio che l’impiego della tecnologia non convenzionale russa, farebbe cadere quella linea rossa di contenimento (psicologico e militare) del conflitto che, a quel punto, sarebbe letteralmente fuori controllo.