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Il ricatto di Putin, ecco perché il Cremlino pensava di essere intoccabile

Il Cremlino inizia seriamente a preoccuparsi per l’isolamento internazionale della Russia dopo l’invasione della Ucraina. Oggi Putin ha annunciato che Mosca non accetterà più pagamenti in dollari ed euro per il gas consegnato in Europa. Solo rubli. Il vice primo ministro dell’energia Novak, parlando alla Duma, ha evocato invece scenari catastrofici nel caso di un embargo occidentale sugli idrocarburi.

“E’ assolutamente chiaro che senza gli idrocarburi russi i mercati del gas e del petrolio crolleranno. L’aumento del prezzo delle risorse energetiche può essere imprevedibile”, ha detto Novak. “Nell’Ue, dove c’è un aumento dei prezzi e carenza di risorse energetiche, pressati dagli Stati Uniti i Paesi europei si sono rifiutati di mettere in servizio il gasdotto Nord Stream 2 già costruito, a scapito dei consumatori”. Novak ha anche definito il blocco del gasdotto “una sciocchezza”.

Sia Putin che Novak a quanto pare iniziano a comprendere che il ricatto energetico di Mosca all’Europa, durato anni, presto potrebbe finire. Il congelamento del Nord Stream e la nuova politica europea per una gestione comune dell’energia possono segnare un punto di svolta nelle relazioni commerciali tra l’Unione e la Russia. Il costo della indipendenza energetica da Mosca certo comporterà delle soluzioni che potranno essere dolorose per alcuni Paesi Ue. La Germania aveva investito molto sul Nord Stream. L’Italia più di altri Paesi dipende dalle forniture russe. Ma è il momento di diversificare i fornitori internazionali e di puntare a una politica nazionale che valorizzi maggiormente il mix energetico, soprattutto in Paesi come il nostro.

E’ il momento di non rinnovare i contratti sulle forniture di gas con Gazprom, di incrementare l’importazione di gas metano con l’aiuto degli americani, di investire nel nucleare e nelle rinnovabili e di proteggere i consumatori europei, ad esempio con provvedimenti come la tassazione degli extraprofitti delle grandi compagnie energetiche. Da una parte, dunque, la ‘dollarizzazione’ della crisi sta togliendo valore al rublo russo. Dall’altra, l’unità dei Paesi occidentali nel trovare soluzioni nuove alla dipendenza energetica toglie a Mosca una delle sue armi di persuasione più forte. Putin pensava di poter continuare a ricattarci con il gas. La festa sta finendo. Il regime vacilla e le dichiarazioni odierne del presidente russo lo dimostrano.