Fare il punto su quest’anno politico, visto da Milano, presenta questioni e problemi aperti con un esito sconcertante. Questo perché non vi è alcuna strategia per indirizzarli verso una soluzione in grado di rispondere agli interessi generali delle attuali e delle future generazioni. È la cronaca che si incarica di comporre un quadro che suscita sconcerto perché non si vede un’ipotesi, un possibile modello, per un’azione collettiva capace di guardare al futuro, un’azione che abbia l’ambizione di suscitare emozione, ragione e partecipazione. Ma partiamo dalla cronaca delle ultime settimane per fare il punto sull’anno che sta finendo e sulla continuità del quadro che si compone nella relazione locale/globale.
A Dubai, per la prima volta, è stata presa la decisione di transizione dai combustibili fossili. Quasi 200 paesi hanno concordato un nuovo accordo sul clima durante i colloqui COP 28 di Dubai, dopo aspre divisioni sul futuro delle fonti fossili. Negli stessi giorni, gli studi dei pediatri di famiglia milanesi erano affollati, con 900 accessi al pronto soccorso dell’ospedale dei Bambini Buzzi in una settimana, a causa dei virus respiratori in circolazione. Roberto Marinello, pediatra del quartiere Chiesa Rossa di Milano, ha segnalato che si registrano anche infezioni delle basse vie respiratorie, bronchiti e broncopolmoniti. Niente di nuovo, purtroppo: la conferma del record italiano di affezioni alle vie respiratorie detenuto dai bambini milanesi. Si dirà “è dovuto al ristagno dell’aria in un territorio strutturalmente depresso”, peccato che questa condizione strutturale sia accompagnata dal più alto tasso di consumo del suolo in una regione che detiene, essa stessa, il record italiano della cementificazione. Qui lo strabismo degli amministratori si esprime al massimo.
Dopo aver consegnato ai fondi immobiliari la pianificazione di funzioni nelle aree degli ex Scali FS (2.500.000 mq sui 4 milioni in tutta Italia). Dopo aver pensato all’abbattimento di uno stadio pubblico funzionante, per il calcio, per i concerti, per l’inaugurazione delle Olimpiadi invernali, così da consentire a fondi di costruire sia un nuovo impianto, questa volta privato, sia immobili sui 29 ettari adiacenti, anch’essi di proprietà pubblica e per 99 anni lasciati ai privati. Dopo aver fatto ricorso cautelare contro i pareri della Sovrintendenza e della Commissione Regionale per il Patrimonio favorevoli alla tutela del secondo anello dello stadio. Dopo aver così commentato “Penso che nessuno dei protagonisti ha trovato la soluzione giusta e quindi nessuno si deve responsabilizzare, tanto meno io. Per questo motivo non la considero una partita chiusa” “Abbiamo un procedimento aperto e stiamo aspettando risposte dalle squadre”. Non si sente responsabilizzato e aspetta la risposta delle squadre: ma, cosa è un sindaco? Dopo tutto ciò, l’Amministrazione Sala ha pensato di riprendere, usando un Accordo di Programma, il progetto per la copertura dei binari delle Ferrovie Nord il cui fascio va da Piazza Cadorna a via Mario Pagano. Un’idea che era in campo già nel 1956, pensata come un’estensione del Parco Sempione, un continuo verde che sarebbe arrivato fino a via XX Settembre. Oggi l’Amministrazione Comunale prevede la realizzazione di una piattaforma della superficie complessiva di circa 60.000 mq a copertura del fascio dei binari: nuove funzioni, per un totale di circa 60.000 mq, tra residenziali, ricettive, servizi e piccolo commercio, con 30.000 mq di nuovo parco urbano. Alè! Il parere dovuto del Consiglio Comunale? Ah saperlo…
Il Portale della Diocesi Ambrosiana non ha potuto che constatare: “Milano, una città che respinge il ceto medio. Questa una delle conseguenze del mutamento sociale ed economico in atto nel capoluogo lombardo, sempre più “polarizzato” tra ricchi e poveri.” Infatti. Lo scorso venerdì un’operazione di polizia ha interessato 14 province, tra cui Milano, teatro di recenti episodi riconducibili a gruppi criminali giovanili in contesti contigui al mondo dei trapper. Quaranta persone sono state arrestate, 16 a Milano, denunciate 70, di cui un terzo minorenni. La gentrificazione affidata a fondi immobiliari può essere la via per una Città Metropolitana capace di esprimere una qualità del vivere sociale con sostenibilità ambientale di chi la abita? A proposito di qualità dell’aria, Tesla è stata al top della classifica delle 10 auto elettriche più vendute in Italia a febbraio 2023, in particolare la Model Y, più del doppio rispetto alla Fiat 500e. Qui entra in gioco un’altra affidabilità, oltre a quella dell’ambiente naturale, quella dell’ambiente dell’Intelligenza Artificiale. La casa automobilistica americana sta richiamando i veicoli Model S 2012-2023, Model X 2016-2023, Model 3 2017-2023 e Model Y 2020-2023. Si tratta di un potenziale di 2.031.220 vetture. La decisione è stata presa perché i controlli del pilota automatico sono insufficienti per prevenire un uso improprio e aumentano i rischi di incidente. Questo richiamo alla realtà del mercato e del fatturato non cambia nulla in Elon Musk e negli altri leader di Big Tech/Big Data, impegnati nella crociata che vede nel progresso tecnologico l’unica cosa che conta e le questioni sociali o ambientali solo un impedimento fastidioso. Altroché l’invito a ‘Pensare globalmente e agire localmente’, i lungotermisti dell’altruismo efficace, la nuova élite delle accademie, lo rovesciano in ‘Pensare il futuro e agire globalmente’. Per cui tra la mitigazione di un rischio in grado di annientare il 99% degli esseri umani e uno che può annientarne il 100%, sarà sempre il secondo a dover avere la precedenza. Una scala di priorità dove il cambiamento climatico è molto più in basso dell’impatto di un asteroide. Per loro il primo non sembra in grado di portare la nostra specie all’estinzione, il secondo sì, anche se il primo è molto più probabile del secondo. In ogni caso, per Elon Musk “La cosa importante sul lungo termine è stabilire una base autosostenibile su Marte”. Un pianeta di riserva, insomma, per coloro, pochi, che se lo potranno permettere. Soldi, tecnologia e il controllo dei social network. La politica democratica ha tempi più lunghi e partecipati. Le istituzioni dell’UE hanno concordato la prima legislazione al mondo per regolamentare specificamente l’intelligenza artificiale. L’AI Act è il risultato, politicamente significativo e contraddittorio, del lungo confronto tra Consiglio Europeo, i Governi e il Parlamento Europeo. La legge sull’intelligenza artificiale garantisce ai consumatori diritti quali la possibilità di presentare un reclamo presso un’autorità pubblica contro un sistema di intelligenza artificiale o di chiedere un risarcimento collettivo se un sistema di intelligenza artificiale causa danni di massa. Ci sono altresì diverse lacune: saranno ancora consentiti i sistemi di intelligenza artificiale in grado di identificare e analizzare i sentimenti dei consumatori per il riconoscimento delle emozioni, il cosa preoccupante sia per la loro invasività che per la presunzione riduttiva della codificazione. L’AI Act lascia non regolamentati troppi sistemi di intelligenza artificiale, i modelli alla base di sistemi come Chat-GPT possono essere integrati in un’ampia gamma di servizi e non verranno sufficientemente regolamentati. Ad esempio, non vi è alcun obbligo di verificare tali modelli da parte di un terzo indipendente, né saranno soggetti a requisiti di trasparenza sufficienti per garantire il controllo pubblico.
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A fronte di questo protagonismo europeo, chissà se la visita di Elon Musk a Giorgia Meloni non prelude a una ‘discesa in campo’ anche nella politica attiva. Perché lo sviluppo e il controllo della tecnologia possono definire il futuro, mentre la politica democratica, come partecipazione attiva, non è riducibile a sviluppo di algoritmi e codificazione, costituendo un ostacolo passatista. Alla faccia degli sforzi per la transizione ecologica dei governi del mondo, i guru delle corporation eludono la territorialità degli stati e dei governi e la loro tassazione. Loro i soldi, tanti, li investono per i loro scopi autoreferenziali dichiarati. Il futuro è cosa loro. Al resto dell’umanità resta il presente, da consumare per intero. Autoreferenzialità, appunto. Sarò un boomer senile, ma vedere, nel tardo pomeriggio di un sabato di dicembre, la street parade di 10.000 giovani, da Piazza Napoli a Piazza Axum, al ritmo della musica tekno sparata da quattordici camion, mi ha lasciato più che sconcertato. “Smash repression” era lo slogan portante, non gridato. Rompi la repressione, cioè la protesta contro i decreti sicurezza che inaspriscono le norme contro chi organizza e partecipa a un rave party illegale. Una mobilitazione autoreferenziale, una amplificazione tanto tonante quanto afasica. E’ chiaro che la cosa chiama in causa la qualità della proposta politica, cosa abbiamo proposto, cosa abbiamo seminato negli ultimi 50 anni se Greta e i suoi coetanei sono visti come un episodio di costume e se la musica tekno e trap e i codici antropologici della illegalità diventano il registro espressivo della alterità postata sui social? Tra i propositi per l’anno che viene occorre l’impegno a condividere un metodo di confronto e di iniziativa per una soggettività condivisa, da non confondere con la navigazione eterodefinita sui social.