Il populismo draghicida fa male anche all’economia: spread su, borse giù e ritorno al vincolo di bilancio

Nella giornata di ieri spread su (fino a 220), borsa giù (-1,6%), titoli di Stato appiattiti sui livelli di quelli della Grecia e il rischio che lo “scudo anti spread” che dovrebbe varare la BCE non serva a mettere al riparo dalla speculazione finanziaria il debito pubblico italiano. Per questo momento difficilissimo dell’economia italiana bisogna ringraziare i populisti – Lega, Forza Italia e M5S – che ieri hanno archiviato con disonore il governo di Mario Draghi, garante agli occhi dell’Europa e del mondo dei conti pubblici e delle riforme in Italia. Addirittura i bond di Atene con scadenza a due anni vengono oggi giudicati meno rischiosi dagli investitori di 13 punti base rispetto ai Btp italiani di analoga durata. Una situazione che rischia di creare fibrillazioni enormi sui mercati obbligazionari e che mette in difficoltà la stessa Bce, la quale era sì intenzionata a tendere la mano all’Italia proteggendone il debito con lo scudo anti spread, in considerazione della garanzia rappresentata da Draghi, ma che ora non può più ignorare l’opposizione a questa manovra di Germania e Olanda.

E’ anche per questo che il mondo, politico ed economico, guarda con preoccupazione a quanto avvenuto ieri a Roma. Perché la tempesta perfetta è dietro l’angolo, ma la superficialità dei populisti italiani non lo ha considerato. O, più semplicemente, se n’è fregata. Di “populismo economico” dà una definizione perfetta oggi sulle pagine del Corriere della Sera Federico Fubini: “populismo in economia è il non sapere e non voler sapere, non informarsi, non sforzarsi di capire il contesto attorno a noi e le conseguenze delle nostre azioni dopo di noi. È promettere e agire a prescindere, pur di suscitare un applauso qui e ora. Se questa definizione ha un senso, allora l’Italia attraversa in questi giorni un momento di intenso populismo perché il governo del Paese, oggi e in futuro, viene visto da troppi in Parlamento e nella società in modo del tutto slegato dal significato della giornata di oggi”. Parole chiare e precise per fotografare una realtà, economica, politica e sociale, che oggi fa più paura. E basta guardare Piazza Affari per capirlo: questa mattina la borsa di Milano perde il 2,2% dopo le dimissioni di Mario Draghi, lo spread ha toccato i 232 punti e il rendimento ha sfiorato il 3,6%.

Secondo Fubini, fine analista economico, tornerà prima del previsto il vincolo di bilancio. Perché i rendimenti dei titoli del nostro debito pubblico salgono e perché altrimenti la BCE non varerà lo scudo anti spread, visto che “aiutare un paese senza governo – sempre Fubini – nel pieno delle sue funzioni diventa molto più difficile”. Per questo il populismo economico, miope e di piccolo cabotaggio, fa male al Paese. “Populismo è rifiutarsi di vedere tutto questo, non capirlo, non considerarlo – conclude l’economista del Corriere della Sera -. In concreto, populismo è per esempio pretendere di ridurre il cuneo fiscale, cioè il costo del lavoro che non va in busta paga, senza spiegare dove si trovano le risorse per farlo. L’opposto del populismo è invece cercare quelle risorse per tagliare, giustamente, il cuneo. E forse la vera linea di faglia che oggi divide il Paese passa proprio di qui”. Chapeau.