Il patriottismo costituzionale della Buona Destra

di Nicola Iuvinale

Il “Patriottismo Costituzionale” non è di proprietà della sinistra

Nel 1988, studente delle scuole superiori, venne distribuito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri un opuscolo che conteneva la nostra Costituzione, a ricordo dei quarant’anni dalla sua entrata in vigore.

Mi ha accompagnato durante gli studi di Giurisprudenza e lo conservo ancora oggi.

Nei miei viaggi ai confini dell’Italia del nord-est ho visitato vari cimiteri della prima guerra e ho sempre pensato, a ricordo, che c’è stata un’intera generazione di giovani italiani e non, che hanno dato la vita per darci la libertà di cui oggi godiamo.

Poi, è seguita la “seconda grande guerra civile europea”.

Vorrei simbolicamente consegnare quello scritto ai miei figli, ma volgendo lo sguardo agli ultimi anni della politica italiana me ne vergogno.

Perché?

Come già ho avuto modo di dire, “lo scadimento politico unito alla raminga solitudine autoassolutoria partitica espressa negli ultimi trent’anni, ha portato alla totale degenerazione del “sistema” paese facendogli accumulare un debito pubblico divenuto, ormai, insostenibile, costruito sul ricorso all’assistenzialismo di Stato che ha surrogato la crescita economica. Questa è la tipica manifestazione del populismo: l’assistenzialismo ai gruppi di pressione che muovono le marionette della politica dalla sinistra alla destra”.

Tutto ciò ha generato quel moderno nichilismo e oscurantismo di destra e di sinistra che viviamo in questi tempi bui.

E di ciò, a pagare il prezzo più caro sono i nostri figli e, poi i loro, perché vivono senza una speranza di lavoro, con studi inadeguati, con scarsa possibilità di raggiungere quella realizzazione sociale, economica, che dovrebbe, invece, vederli già protagonisti nello scrivere il loro futuro.

Il medio evo fu il tempo de secoli bui.

Oggi, mi sembra di rivedere quei trascorsi.      

Si, bui politicamente, socialmente, moralmente perché, oltre alla mancata soluzione degli atavici problemi economici, non si è scritto un “patto generazionale”, non c’è stata una visione politica rivolta al futuro dei giovani e dell’Italia, ma solo espressione di “individualismo opportunista” tipico della “visione monoculare del presente”.

Gli “ideali del comunismo e della sinistra italiana in genere” che portano all’annientamento dell’uomo, all’omologazione verso il basso, alla decrescita infelice, alla tassazione finalizzata all’assistenzialismo, anziché alla spesa buona e produttiva, sono alla base della loro azione politica.

Eppure, la sinistra si è sempre appropriata “ingiustamente” della cultura, della difesa dei diritti sociali, dell’uomo, delle libertà, dei diritti dei giovani, del cosiddetto “Patriottismo costituzionale” ritenendolo roba loro.

Per “Patriottismo costituzionale” intendo il rispetto non solo della “carta”, ma il perseguimento di quei valori che ne stanno a base.

Non è di proprietà della sinistra non solo perché quei valori appartengono a tutti, ma sono a fondamento della “nostra Costituzione”; intendo “nostra” perché, come diremo, contiene valori millenari, della nostra storia, dei nostri sacrifici, del nostro patrimonio culturale, espressione di quei diritti e doveri scritti sulla “carta”.

Si, proprio quella Costituzione dimenticata sia dalla sinistra, oggi dilaniata da perenni conflitti interni e priva di identità, che da quella brutta destra sovranista, antieuropeista, divisiva e antisociale che, invece, li contraddice.

Qui, risiede il concetto della mancata “osservanza” della Costituzione che accomuna la politica italiana di destra e di sinistra.

Il “Patriottismo costituzionale”, allora, in cosa dobbiamo concretamente intenderlo.

Mi piace ricordare le parole, il pensiero del maestro e giurista Calamandrei: “La nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!” a voi giovani.

C’è una parte della nostra costituzione che, ancora oggi, è una polemica contro il presente, contro la società presente; un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.

Quindi, la si può intendere come una “polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente. Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico”.

Si, l’indifferentismo politico oggi è anche rappresentato da quel moderno nichilismo e oscurantismo che caratterizza l’azione politica dagli ultimi trenta anni.

L’indecisionismo.

E’, quindi, una delle più grandi offese che si fanno alla Costituzione e ai cittadini perché non si persegue “il bene comune”.

Però la libertà è come l’aria, diceva il Giurista: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.

E oggi l’aria manca; manca a tanti, ai giovani.

La Costituzione non è “carta” essa è viva, è il diritto vivente perché contiene “l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo”.

Bisogna essere padroni di noi, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.

Ai valori della Costituzione va ridato in nostro spirito, “la gioventù, farla vivere, sentirla come cosa nostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto – questa è una delle gioie della vita – rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo”.

Lo spirito che deve animare la politica, quella con la “P” maiuscola.

E nella Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia millenaria, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie.

I grandi ideali della Patria italiana in mezzo alle alte Patrie (Mazzini), l’eguaglianza delle confessioni religiose (Cavour), l’ordinamento delle forze armate informato allo spirito democratico della Repubblica (l’esercito di popolo di Garibaldi), il ripudio della pena di morte (Beccaria) e tutto il sangue e il dolore versato dagli Italiani.

Il “Patriottismo Costituzionale” è un patrimonio di tutti che, va alimentato e messo a fondamento della nuova azione politica.

Tutto questo lo si ritrova oggi nel pensiero di Filippo Rossi espresso nel suo libro “Dalla parte di Jekyll. Manifesto per una buona destra” Marsilio 2019.

La visione di una “destra nuova”, moderata, liberale, legata ai valori costituzionali, fortemente europeista.

Una destra che esprime una politica rivolta anche al futuro, ai giovani, all’abbandono della spesa improduttiva e a vantaggio di quella “buona”; una visione anche fortemente culturale e rivolta alla riaffermazione del “bello” nella modernità e nel divenire.

Un nuovo “rinascimento” della società attraverso l’affermazione e l’attuazione anche dei valori Costituzionali.

Una nuova destra, buona, lontana da quella attuale.

Come scrive Carlo Marsonet nella sua recensione “La destra che sembra emergere dalla penna di Rossi è conservatrice e liberale a un tempo (sebbene qualche espressione sembri più riconducibile al pensiero liberal, lontano dunque dalla commistione tra liberalismo classico e conservatorismo). Essa non vede le tradizioni come monoliti a cui aggrapparsi e da cui non ci si può in alcun modo muovere, bensì come bagagli culturali e identitari che «assicurano una continuità morale, proteggendo gli individui dalla solitudine e la società dall’anarchia» (sono parole dello stesso Aron). Per usare le parole di Campi nell’introduzione al volume aroniano, si tratta di «un’opzione politico-esistenziale tesa a salvaguardare, difendere e perpetuare la tradizione liberale europea e le “istituzioni” che essa ha prodotto nel corso dei secoli». Evidentemente, un’operazione di questo tipo richiede una maturità intellettuale non solo da parte di chi fa proprio tale paradigma ma, soprattutto, da parte di chi, da posizione avversa, considera la destra aprioristicamente lo schieramento politico moralmente inferiore, e dunque abietto, oppure, rinchiuso in steccati ideologici soffocanti, come una posizione ideologica ineluttabilmente fascista”.

In questo pensiero si ritrova la storia che ha scritto la nostra Costituzione.

La Buona Destra è aperta a tutti quelli che credono nella Costituzione, nei suoi valori, nel futuro dei giovani e dell’Italia proiettata verso la riaffermazione del suo importante ruolo europeo.