L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale in Europa, e il suo percorso politico sembra essere un susseguirsi di improvvisi cambiamenti di direzione, lasciando il paese senza una visione chiara e coerente. La recente situazione in cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è trovato a doversi destreggiare per giustificare le scelte in merito al nuovo Patto di stabilità europeo e al Mes è solo un esempio di questo tumulto politico.
Il paradosso emerge quando si osserva la decisione di accettare le regole di bilancio del nuovo Patto di stabilità europeo, pur rifiutando il Mes, un meccanismo che sarebbe entrato in gioco solo su richiesta. La mancanza di chiarezza sulle motivazioni dietro queste decisioni alimenta il dubbio sulla coerenza della politica italiana in ambito europeo.
Durante le negoziazioni per il nuovo Patto, l’Italia è apparsa isolata, con minacce di veto seguite dalla constatazione che tale azione era impraticabile. Il risultato è una rappresentazione di un Paese che sembra incapace di influenzare le decisioni europee, con i partiti di governo che sembrano più interessati a mantenere le mani libere per futura propaganda elettorale anti-europea.
L’immagine di un’Italia debole si rafforza ulteriormente con le dichiarazioni contrastanti sul nuovo Patto, descritto come “non male” ma neanche “un motivo di festa”. Questa ambiguità contribuisce a dipingere un quadro di un paese che non sa affrontare le sfide europee in modo deciso e chiaro.
Le nuove regole di bilancio del Patto, che entreranno in vigore solo nel 2025, sollevano domande sulle reali implicazioni per l’Italia fino al 2027. Nel frattempo, il governo si trova a dover affrontare le difficoltà che ha creato da solo, senza una chiara strategia per finanziare le misure temporanee previste per il 2024.
Guardando oltre i confini italiani, l’Europa appare divisa, con la Germania che ritiene le nuove regole troppo blande, l’Italia pronta a criticarle in futuro, e altri paesi che osservano con una certa tranquillità. Sorprendentemente, la decisione italiana di accettare il Patto e rifiutare il Mes ha avuto un impatto minimo sui mercati finanziari, segnalando una certa indifferenza internazionale alle vicende politiche del paese.
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Il rifiuto italiano nei confronti del Mes, in modo paradossale, comunica all’Europa che intendiamo perseguire autonomamente quanto fatto a metà dello scorso decennio, attraverso interventi maldestri di salvataggio di istituti come Banca Etruria, Carige, Popolare di Vicenza e Popolare di Bari, a spese esclusivamente nostre. Tale posizione ostacolerà il progresso dell’unione bancaria, ma sembra che i nostri banchieri non siano interessati ad espandersi all’estero. Anche se il ministro Giorgetti personalmente favorisce la ratifica del Mes e ne esclude conseguenze negative, ciò ha avuto scarso peso. Allo stesso modo, il fatto che la presidente del consiglio abbia criticato aspramente il superbonus per i conti del Tesoro sembra avere poco impatto, considerando che continuano a essere stipulati accordi con coloro che in Parlamento cercano di prorogarlo.
L’elenco delle incoerenze e delle contraddizioni potrebbe prolungarsi all’infinito. I giornali stranieri sono confusi nel cercare di spiegare ai loro lettori le contorsioni dell’Italia, tanto da preferire ignorarle. Alla fine meglio sia andata così per Giorgia Meloni, la conferenza stampa di fine anno sarebbe potuta risultare imbarazzante.