Il luddismo tossico di Giorgia Meloni

In un mondo che danza al ritmo dell’innovazione, sembra che il nostro governo stia dimostrando di essere una presenza decisamente fuori tempo. Con una serie di mosse e scelte che sottolineano un profondo disinteresse per il progresso tecnologico, l’attuale governo è in procinto di guadagnarsi un posto da protagonista nel “Museo dell’Inerzia”.

I segnali di questa distanza dall’innovazione sono lampanti. Dal rifiuto dell’adozione dello SPID e di servizi di ride-sharing come Uber, passando per le titubanze nei confronti dei vaccini e della produzione di carne sintetica, sembra che il governo stia facendo tutto il possibile per dimostrare la sua reticenza a fare un passo verso il futuro.

Ma il colpo più duro è stato il decreto che ha gettato l’innovazione sotto il treno dell’indifferenza. L’eliminazione del ministero dell’Innovazione è come un colpo alla testa per coloro che speravano di non avere al governo un conservatorismo così spicciolo.

La mancanza di sostegno verso le imprese innovative e le start-up è disarmante. Mentre altri paesi stanno sventolando la bandiera dell’innovazione e costruendo ponti verso il futuro, sembra che il nostro governo stia cercando un posto nel passato. Invece di abbracciare settori cruciali come la robotica e la produzione di microchip, sembra che preferiscano farli passare in secondo piano, come figurine in un album dimenticato.

E la scusa? La paura. La paura che l’innovazione possa sovvertire l’ordine delle cose, minacciare tradizioni e rubare posti di lavoro. Ma non è questa la storia dell’innovazione? Non è il suo compito mettere in discussione lo status quo e spingere verso nuovi orizzonti? Sembra che il governo abbia scambiato l’innovazione con un fantasma spaventoso che deve essere tenuto a bada.

In un’epoca in cui altre nazioni stanno mettendo piede sull’acceleratore dell’innovazione, il nostro governo sembra aver calpestato il freno. È come se fossimo stati messi in pausa mentre il resto del mondo sta avanzando. Ma questa non è solo una pausa temporanea. È un arretramento. Un arretramento che potrebbe costarci molto caro.

Il rapporto tra il governo e l’innovazione sembra destinato a rimanere un triste capitolo nella storia del paese. Mentre il mondo intorno a noi continua a evolversi, sembra che il nostro governo stia cercando il suo posto nel museo della conservazione. Ma il prezzo da pagare per questa scelta potrebbe essere troppo alto: un futuro in cui il nostro paese è costretto a lottare per tenere il passo con un mondo che ha abbracciato l’innovazione. La scelta è nostra, ma il tempo sta scadendo.