Il M5S ha annunciato che al Senato voterà contro un ordine del giorno, identico a quello che aveva già votato alla Camera, che impegna l’esecutivo ad adempiere all’obbligazione già assunta di portare la spesa per la difesa al 2%. Una decisione che corrisponde chiaramente ad un tentativo di indebolire Draghi e il Governo, Giuseppe Conte lo sa benissimo. Uno sforzo del tutto vano però perché la norma non rischia di saltare al Senato: i numeri ci sono comunque. Il premier può contare, infatti, sul voto favorevole di tutto il centrodestra, compreso Fratelli d’Italia.
Vero è che Draghi vedrebbe defilarsi così dall’esecutivo il gruppo parlamentare che rappresenta la maggioranza relativa del Paese. Da qui la scelta ponderata di incontrare l’avvocato del popolo nel pomeriggio: non tanto per convincerlo, si intende. Le posizioni sul tema sono inconciliabili. Anche perché il presidente del consiglio sa cosa si nasconde dietro la mossa di Conte: il tentativo del M5s di rilanciare se stesso strizzando l’occhio al passato e non al presente caratterizzato da un governo ‘europeista e atlantista’. Draghi non ha dimenticato gli scheletri (ben riposti per mesi) nell’armadio dei pentastellati: il referendum sull’Euro, lo sguardo verso la Russia e la Cina e le mozioni per l’uscita dell’Italia dalla NATO. Il nostro premier è altresì consapevole che non c’è più spazio per le ambiguità: l’Italia, che in passato si è mostrata fin troppo “indulgente” nei confronti dello zar, deve farsi vedere oggi ancora più convinta degli altri Paesi dell’Ue. Per questa ragione Draghi tira diritto, rimarcando che l’invasione di Putin dell’Ucraina non è un fatto che riguarda la sola Kiev, ma è una sfida più profonda, che vede contrapposte autarchie e democrazie liberali. Si tratta di valori fragili, come la libertà, che l’Italia deve proteggere con le unghie e con i denti.
Draghi non vuole essere spettatore, ma attore: intende fare la propria parte a difesa dell’Ucraina per la ricerca di una soluzione negoziale che ponga fine al conflitto. E l’appello populista di Conte, fatto di frasi come “Ci sono cittadini che in questi giorni devono scegliere se fare la spesa o pagare il gas e la luce: vogliamo veramente dire loro che in questo momento diamo priorità al riarmo investendo risorse straordinarie sulle spese militari?”, non lo distoglierà dall’obiettivo di rendere ancora più credibile e forte il Paese. L’economista sa che c’è in ballo una sfida molto più grande.
Conte finge di non capirlo? Il leader dei grillini si dice pronto a mettere in discussione addirittura l’alleanza con il Pd: «Il M5S non può rinunciare alla sua identità e all’interesse dei cittadini per convenienza politica. Credo però che alla fine prevarrà il buon senso. Ricordiamoci che le questioni che noi stiamo ponendo stanno particolarmente a cuore ai cittadini e la rincorsa a un riarmo forsennato rischia di segnare un solco profondo nell’opinione pubblica. Dobbiamo essere all’altezza di ciò che il Paese domanda». Reclami acchiappa like che di fatto dimostrano però soltanto un fatto: l’assoluta mancanza di visione del “Conte pacifista”.