Il centrodestra rassicura Bruxelles, ma gli slogan della Meloni sono quelli della Le Pen

Basterebbe portare a spasso il cane o fare una corsetta per tenersi in forma per notare che i muri delle principali città italiane sono tappezzati di manifesti con il primo piano di Giorgia Meloni sorridente. Quasi a voler rassicurare gli elettori. Lo slogan recita “Pronti”, che è la stessa formula di Marion Maréchal Le Pen, la nipote di Marine, che in Francia ha fatto scrivere sui cartelloni “Nous sommes prêts”. Deve essere soltanto un caso che il marito di lei sia Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fratelli d’Italia. Peccato però che di coincidenze sulla via della destra estrema italiana ed europea ce ne siano diverse, come osserva giustamente Concetto Vecchio su ‘Repubblica’. Dettagli a cui dalle cancellerie di Bruxelles guardano con apprensione.

Per tranquillizzare l’Ue in un’intervista a «Panorma» Giorgia Meloni ha detto “Sono certa” che tutto il centrodestra garantirà il mantenimento della collocazione atlantica dell’Italia, “e in ogni caso Fratelli d’Italia è garanzia”, per questo “ho chiesto anche di ribadirlo nel programma comune di governo”. E cosa prevede quest’ultimo? Oltre ad assicurare la difesa dell’Ucraina, la piena adesione alla Nato e il rispetto dell’atlantismo (bella novità se si considera che nel 2018 si evocava l’uscita dell’Italia dall’euro come soluzione a tutti i mali), è stato messo nero su bianco un manifesto che prevede l’abolizione del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s e il ritorno dei decreti Sicurezza, vera ossessione del leghista Matteo Salvini. Si parla anche di estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila di fatturato e flat tax “su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”. E ancora di presidenzialismo, nucleare e ambiente. Difatti nell’agenda del centrodestra la svolta ecologica rappresenterebbe una priorità. C’è nel documento, come svela ‘Repubblica’, un chiaro riferimento “alla piantumazione intensiva di alberi, soprattutto nelle aree abbandonate dell’agricoltura”, che sta tanto a cuore a Silvio Berlusconi, pronto a candidarsi al Senato.

Entro il 21 agosto vanno definite le candidature. Resta l’incognita dei centristi. Tutto pronto dunque? A sentire Ignazio La Russa si direbbe di sì: “Siamo vicini all’accordo, come Fratelli d’Italia abbiamo fatto uno sforzo e cercato di favorire in maniera decisiva la confluenza delle due liste in una unica. Abbiamo chiesto di aiutarci anche agli altri partiti di centrodestra, e la Lega ha ceduto due collegi al Nord”. Ma, in realtà, la lotta per leadership lascia intuire che delle divergenze ci siano e che la coalizione non sia così compatta come si vuol far credere all’esterno. “Se Fratelli d’Italia dovesse prendere più voti alle prossime elezioni il nome per la presidente del Consiglio è il mio. Perché non dovrebbe essere così?”, si è affrettata a dire Meloni, che evidentemente non vede l’ora di occupare la poltrona più (s)comoda di Palazzo Chigi. “Il 20% di Forza Italia auspicato da Silvio Berlusconi mi suscita speranza, perché spero che tutti i partiti del centrodestra riescano a fare del loro meglio, perché a me interessa governare, non arrivare al governo. Sono cose diverse”, ha aggiunto la leader di FdI. Dichiarazioni che arrivano quasi come una stoccata al Cavaliere. “Se gli italiani scelgono il centro destra e danno un consenso in più alla Lega, sono pronto assumermi l’onere e l’onore di prendere per mano questo Paese e di scegliere il meglio per questo Paese. Ancora non ci sono nomi di ministri e premier adesso. Giorgia e Silvio sono due amici oltre che due alleati, tutti potranno fare tutto”, le parole di Salvini, che sogna di diventare premier.

Se volessimo poi mettere ancora più pepe alla vicenda potremmo riprendere i retroscena usciti dalla bocca di Roberto D’Agostino. In un’intervista a ‘La Stampa’ a proposito dell’apparente unità del centrodestra il fondatore di ‘Dagospia’ ha detto: “Salvini e Berlusconi? Il Truce e il Banana? Gli unici due veri antifascisti d’Italia, nel senso che come detestano loro Giorgia non la detesta nessuno. Salvini in privato la chiama ‘Rita Pavone'”. Non è la prima volta che salta fuori l’uso di questo nomignolo, tant’è che in passato il segretario del Carroccio nel tentativo di spegnere le voci sul nascere aveva fermamente negato. Smentita però che a quanto pare non è bastata.