Si è sgonfiato come una bolla di sapone l’ultimatum di Vladimir Putin. Cos’era un simpatico pesce d’aprile? Lo zar pretendeva che l’Italia, la Germania e gli altri «Paesi ostili» dell’Unione Europea smettessero di pagare in euro come da contratto e iniziassero ad usare i rubli per avere le materie prime di cui hanno bisogno. Già domani, in teoria, il dittatore avrebbe dovuto ricevere il rapporto dalla sua banca centrale sulle modalità tecniche del cambiamento, invece niente. Gli occidentali hanno rifilato a Putin un bel due di picche. Il portavoce del Cremlino Peskov in conferenza stampa ha escluso la realizzazione del piano di Mosca per la fine della settimana in corso. La Russia, stando alla versione ufficiale, non sarebbe ancora tecnicamente pronta per il mutamento.
Un semplice rinvio della deadline dunque? Mah. La mossa del Cremlino celava uno specifico disegno politico: era una chiara richiesta di sottomissione da parte di Putin ai Paesi europei. Il gioco però non è riuscito allo zar. Era convinto che la dipendenza dei Paesi dell’Ue dal gas russo avrebbe piegato i “nemici” alla sua volontà. Il piano è però miseramente fallito perché Germania e Italia, le due economie più legate alle forniture russe, hanno sottolineato con gli altri governi che la richiesta del Cremlino sarebbe stata una violazione dei contratti. Con rigore, con una fermezza inattesa, Draghi e gli altri leader europei hanno fatto capire allo zar che avrebbero fatto a meno del gas, piuttosto che far ricorso ai rubli. Ed è stata una risposta quella dell’Unione Europea che ha pagato, che ha messo all’angolo il leader di Mosca.
Finora tutti i Paesi interessati si sono rifiutati di accettare le condizioni assurde della Russia, minacciando di impugnare il contratto di fornitura. Davanti al rischio di non poter più vendere il gas ai soliti acquirenti e di assistere alla perdita di altre importanti entrate, Putin è tornato sui suoi passi. Cosa insegna tutto questo? Che di fronte ad una Europa unita lo zar non può nulla. Ed è una lezione che l’Italia e gli altri Paesi devono tenere bene a mente, conservare per il futuro: accondiscendere le volontà di Putin, i suoi capricci, non porta da nessuna parte. Tantomeno pensare che contraddirlo conduca per forza di cose a conseguenze drammatiche.