Le nuove generazioni scelgono l’area liberale e popolare: lo dimostrano le elezioni del 25 settembre per cui hanno votato Terzo Polo, in primis, e Fratelli d’Italia. E’ quanto emerge da un’analisi dell’istituto di ricerca Ixè, riportato oggi su La Stampa.
Un dato che Carlo Calenda non si è lasciato sfuggire rilanciandolo sui social: «Questo è importantissimo per me, i giovani capiscono meglio di tanti altri l’inconsistenza di una politica che promette e non realizza», ha scritto in un tweet.
Quando emerge dallo studio di Ixè è molto interessante: Azione e Italia viva hanno ottenuto il 17,6% degli under 24, Fratelli d’Italia il 15,4% e il Movimento 5 stelle il 13,6%. Seguono il Pd al 13,5%, +Europa al 12, 3% e Sinistra-Verdi al 10, 5%. Nella classe d’età tra i 25 e i 34 anni, invece, sul podio ci sono Giorgia Meloni Giuseppe Conte ed Enrico Letta rispettivamente con il 23, il 20 e il 15%, mentre Calenda scende al 9%. Se si guarda oltre i 65 anni, rileva Ixè, è il Partito democratico a ricevere le preferenze degli anziani: il 26%. Due punti sotto c’è Fdi.
In un altro studio di Ixè si mettono a confronto le classi di reddito: chi vive in «condizioni economiche inadeguate» ha espresso la propria preferenza per il Movimento 5 Stelle (il 21%). Le classi agiate scelgono Fratelli d’Italia e Pd, che riscuotono il 25 e il 22%.
Intanto, anche I’istituto Cattaneo continua ad esaminare i flussi, e nell’ultimo report si è concentrato sui cambiamenti di voto in nove grandi Comuni: Torino, Brescia, Genova, Padova, Bologna, Napoli, Salerno, Catanzaro, Catania. In queste città, spiegano Salvatore Vassallo e Rinaldo Vignati, «il centrodestra ha visto Fdi cannibalizzare l’elettorato dei partner di coalizione, e in particolare quello della Lega».
Ma al partito di Giorgia Meloni sono arrivati pure i voti di ex elettori di Forza Italia e in alcuni casi del centrosinistra, soprattutto al Sud. In sostanza, nelle città del Centro-Nord l’elettorato di Fdi è formato per più dell’80% da elettori che alle europee avevano scelto già il centrodestra: la parte restante si divide in misura variabile tra recuperi dall’astensione e passaggi dall’elettorato di centrosinistra. Nei Comuni del Sud la fluidità elettorale è maggiore, perciò la quota di voti arrivata a Meloni dal bacino del centrosinistra è più consistente (circa il 30%). La percentuale di voti conquistata dal Pd alle politiche di domenica scorsa, sottolinea l’Istituto Cattaneo, è molto simile a quella del 2018.
Dalle stime dei flussi, l’elettorato dem appare abbastanza stabile. Chi ha votato per i democratici nel 2022 lo aveva fatto anche nel 2018 e nel 2019. Tra i flussi in uscita il più rilevante è quello verso Azione, che ha coinvolto fra il 10 e il 20% degli elettori del Pd. Tuttavia, Calenda e Renzi sono riusciti a pescare pure nel centrodestra, con una quota significativa di preferenze che è risultata pari al 40% dell’elettorato del Terzo polo.
E il Movimento 5 stelle rispetto a quattro anni fa, quando ottenne quasi il 33%, «perde ovunque a favore dell’astensione. Una quota considerevole di voti si dirige verso il centrodestra: si tratta di un consenso che oggi, dopo aver verosimilmente premiato la Lega alle euro ai pentastellati, ma in misura più modesta rispetto al centrodestra». L’astensionismo toglie e dà i flussi, infatti, sono bidirezionali. «In tutte le città il partito di Conte ha ingenti perdite, ma in alcuni casi ha elevati recuperi da questo bacino: entrambi i flussi sono indice di una forte contiguità con l’area della protesta e della disillusione», aggiunge Istituto Cattaneo. Oltre al Movimento, i partiti che hanno alimentato di più l’area del «non voto» sono Lega e Forza Italia.