I colpevoli silenzi sui crimini del Cremlino

Ma si troverà prima o poi qualcuno in Italia a spendere il proprio nome chiamando certe cose con il loro nome? Si troverà pure qualche pensoso intellettuale, qualche conduttore di talk show, qualche celebre attore o accademico disposto a parlare chiaro e a dire che quello che le autorità russe stanno facendo in Ucraina è qualcosa che prima di oggi solo Hitler e Stalin hanno osato fare? Ce lo siamo chiesti più volte su queste pagine e, adesso, a porre questa domanda e Ernesto Galli Della Loggia sulle colonne del Corriere della Sera.

“La guerra, si sa, è una sporca faccenda in cui non so va per il sottile… e in cui bisogna rassegnarsi al fatto che le regole lasciano il tempo che trovano”, scrive della Loggia. Ma qui stiamo parlando di cose che con la guerra non c’entrano niente. “Qui si tratta di decine e decine di uccisioni per rappresaglia di civili ucraini inermi dall’ di fuori di qualunque scontro militare in atto. Di sparizioni nel nulla (quindi di presumibili soppressioni) di autorità locali delle città ucraine occupate dalle forze di Mosca”.

Sì, perché è sotto gli occhi di tutti che la strategia di Putin e la cancellazione dell’identità nazionale del popolo ucraino. Ecco, è questo che raccontano infatti: nei territori dell’Ucraina che occupa, Mosca sta mettendo in atto una vera e propria politica di tipo genocidiario mirante alla cancellazione di fatto di quel popolo. Una politica del tutto analoga a quella che la Germania nazista mise in atto, ad esempio, durante la Seconda Guerra mondiale nella parte di Polonia occupata che Intendeva annettere. Non si prefigge del resto oggi il medesimo scopo Putin?

“Ebbene – scrive della Loggia – ma se questo è vero bisogna allora dire alto e forte che è inutile, addirittura grottesco, che un Paese coltivi in tutte le occasioni la sua memoria antifascista, celebri ogni anno la «giornata della memoria» e la «giornata del ricordo», non cessi di evocare ad ogni occasione le colpe di chi contro le infamie del totalitarismo ottanta anni fa «doveva parlare ma non parlo», per poi oggi osservare, invece, un sostanziale silenzio su quanto sta accadendo dalle parti del Donbass e dintorni. Si, come avete capito, quel Paese è l’Italia, Siamo noi. Come è possibile che il nostro discorso pubblico ma anche quello culturale e religioso (certo, anche quello culturale e religioso) avvezzi così tanto a frequentare i diritti umani, la legalità, la solidarietà, la giustizia, preferiscano però discettare magari sulla «pace» ma di fatto continuino da settimane a non dire nulla circa i crimini su grande scala che la Russia sta commettendo in Ucraina?”.

L’unica speranza di fermare questi efferati crimini è invece proprio parlarne e anche tanto, auspicando che gli organi di giustizia internazionale si attivino maggiormente per raccogliere prove e nomi di sospetti criminali russi, di responsabili russi, da trascinare domani in giudizio come si fece ottanta anni fa in una città tedesca che tutti sappiamo come si chiamava.