Crosetto dall’alto della sua pelata da famiglia Addams non tuona, ma sobilla come una Sibilla. “C’è una congiura della magistratura”, buttato lì con finta noncuranza, che guarda con stupefacenza lo stupore altrui. Più che un’accusa sembra un messaggio, sappiamo tutto ragazzi, e l’opinione pubblica che stiamo avvertendo non vi seguirà nelle vostre indagini politiche.
Congiura mi sembra un termine decisamente alto per lo stato della magistratura italiana post Palamara, il tonno di Cossiga. Non si rintracciano menti guida e principi ispiratori. Poteva esserci una congiura ai tempi del Violante Talleyrand, abbeverato all’illuminismo giudiziario, più che giuridico, del Rosseau Zagrebelsky. O ai tempi del Fouché Di Pietro e del forcaiolo Robespierre di casa nostra, al secolo Davigo. Adesso più che una congiura sembra una congerie, ammasso confuso di molluschi fossili, che al limite possono far piccole trame per concorrenza interna o carrierismo, o nei casi estremi, Saguto, arricchimento non certo lecito.
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Tratti personali e difese corporative molto diverse dalla magistratura militante degli anni settanta, cinghia di trasmissione di un forte partito di opposizione. Poi il partito si squagliò e la cinghia per un certo periodo è rimasta forte ed autoriferita, poi come tutti i fenomeni umani italiani si è rifugiata nell’individualismo del Procura per me e non per tutti, carriere e potere, vetrine e giornali.
Gridare alla congiura sa di furbizia piemontese, e una mente furba ed esperta dietro il governo c’è, e Crosetto è il Pantalone che dice incredibilmente quello che pensa. Non vorremmo che fosse una sindacalizzazione della riforma della Giustizia. Quella non riguarda magistrati e politici. Ma i cittadini.