di Marco Mensi
“Posso perdonare un bambino che ha paura del buio ma non posso perdonare un adulto che ha paura della luce” .
Questa è senza dubbio la frase più bella pronunciata nel film “Peterloo” del regista inglese Mike Leigh, uscito nei cinema italiani durante il mese di Marzo del 2019. Era un lunedì, il 16 agosto 1819, quando più di 50.000 persone si radunarono a Manchester, in Inghilterra, nella località di San Peter’s Field per assistere al discorso di Henry Hunt, leader del movimento riformatore che si batteva per l’ introduzione del suffragio universale maschile.
Parteciparono uomini, donne e bambini e nessuno di loro aveva intenzioni bellicose ma volevano semplicemente manifestare per un diritto che ritenevano legittimo e che la “miopia” del governo di allora negava al suo popolo. I soldati inglesi, sobillati dalla magistratura locale, fecero però una strage uccidendo più di dieci persone e ferendone alcune centinaia. La stampa britannica ribattezzò i fatti “massacro di Peterloo”, richiamando così la battaglia di Waterloo dove avevano prestato servizio, non a caso, alcuni dei soldati “protagonisti” anche a Manchester.
La lotta per il suffragio universale proseguirà nel Regno Unito pure in seguito, quando gli uomini raggiunsero infatti il loro obiettivo toccherà alle donne combattere per il diritto di voto ed arriviamo quindi alle suffragette guidate da Emmeline Pankhurst che si fecero arrestare, promossero scioperi della fame in prigione e sacrificarono la loro vita per difendere un ideale.
In tempi più recenti sono state le persone di colore che vivevano negli Stati Uniti del Sud a manifestrare contro “la società bianca” che poneva ostacoli sempre maggiori alla loro integrazione. Ricordiamo “la marcia di Selma” (anche questa protagonista di una recente pellicola cinematografica) che vide migliaia di persone guidate da Martin Luter King (neri soprattutto ma anche bianchi cristiani ed ebrei) marciare dalla città di Selma sino alla capitale dell’ Alabama, Montgomery, per protestare contro quel sistema che di fatto impediva ai cittadini di colore di registrarsi per esercitare il diritto di voto.
Dopo tutte queste battaglie, dopo tutte queste “lotte eroiche”, pare oggi assai strano che molte persone ignorino l’importanza di un diritto conquistato a fatica e non certo scontato almeno per molto tempo. Durante le ultime elezioni regionali la percentuale di votanti è stata infatti di poco superiore al cinquanta per cento degi aventi diritto, un vero schiaffo per una democrazia come la nostra che si basa soprattutto sul consenso.
La Buona Destra nasce anche per questo, per riavvicinare alla vita pubblica quei cittadini che dopo troppi anni di “cattiva politica” hanno perso la fiducia nelle istituzioni. Ricordiamoci tutti che le rivoluzioni, quelle vere, non si fanno con i fucili nelle piazze ma con le matite nelle cabine elettorali.