Velocizzare il corso della giustizia, depenalizzare, ridurre il numero dei reati, portare a compimento la riforma Cartabia, dare piena attuazione al codice di procedura penale Pisapia-Vassalli e, infine, revisionare il codice penale firmato da Mussolini. A giudicare dalle prime dichiarazioni del neo ministro di Giustizia Carlo Nordio, e dal sincero benvenuto ricevuto dall’Unione delle camere penali italiane (“vivo apprezzamento, sarà protagonista di un’autentica svolta liberale”, scrivono i penalisti), si potrebbe pensare ad una rivoluzione copernicana nel sistema di governo targato Giorgia Meloni. Ma sarà davvero così? Lo abbiamo chiesto ad Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione.
Onorevole, qualche settimana fa aveva espresso apprezzamento per alcune dichiarazioni di Carlo Nordio, affermando che non le sarebbe affatto dispiaciuto in via Arenula.
Stimo Nordio e il suo pensiero. Ho salutato con favore la sua nomina.
Siamo davvero ad una svolta garantista?
Nordio ha idee decisamente valide: bisogna capire se gli sarà consentito metterle in pratica o se sarà frenato.
Dalla stessa maggioranza.
Potrebbe essere fermato non solo dalla politica, ma anche dalla struttura ministeriale. Ma può costruirsela da solo, evitando di darla in mano a magistrati fuori ruolo che, chiaramente, avrebbero un atteggiamento ostativo in materia di riforme.
E il Terzo Polo come si pone nei confronti del Governo?
In maniera attiva e collaborativa: abbiamo già presentato, ad esempio, la proposta per la separazione delle carriere. Il nostro obiettivo è essere di supporto.
Nordio ha confermato la volontà di rivisitare o eliminare l’abuso d’ufficio per evitare la “paura della firma”. E’ d’accordo?
Le confido una circostanza accaduta quando ero ministro per gli Affari regionali.
Prego.
Ricevevo molte lettere di sindaci, paralizzati e intimoriti dal firmare carte e ordinanze e decisi di istituire una Commissione ministeriale: a presiederla chiamai proprio Carlo Nordio. Gli chiesi se erano possibili rivisitazioni e mi rispose che il reato andava abrogato.
All’uscita dal Quirinale il neo ministro ha affermato che i ritardi nei processi costano il 2% del Pil. La strada da battere per lui è la depenalizzazione.
Certo, ha ragione. Mi pare, tuttavia, che Meloni abbia affermato l’esatto contrario durante il suo discorso al Senato. Ripeto: Nordio può fare tanto e bene se non verrà ostacolato.