La Corte costituzionale italiana ha recentemente emesso una decisione che ha gettato nuova luce sulla tragedia di Giulio Regeni, lo studente italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Questo importante passo giuridico ha dichiarato illegittimo un articolo del codice di procedura penale italiano che aveva impedito di procedere nei confronti di imputati di reati di tortura e omicidio, a meno che non si fosse in possesso di dati sulla loro residenza. Nel caso di Regeni, l’Egitto aveva rifiutato di fornire tali informazioni. Questa decisione ha reso possibile procedere con un giudizio nei confronti dei presunti responsabili, anche senza la cooperazione dell’Egitto.
La decisione della Corte costituzionale è stata giustamente accolta con favore da chi da anni chiede giustizia per Giulio Regeni e da coloro che sono preoccupati per il rispetto dei diritti umani a livello globale. Tuttavia, è importante sottolineare che questa vittoria giuridica avrà principalmente un significato simbolico. La sentenza, infatti, non potrà essere eseguita in pratica. Questo perché, nella realtà politica e diplomatica, è estremamente difficile processare uno Stato che difende dei delinquenti, soprattutto quando si tratta di un regime autoritario come quello egiziano.
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La realpolitik ci insegna che anche nei paesi democratici può essere una sfida ottenere l’estradizione di individui accusati di reati gravi. Ad esempio, il caso di Cesare Battisti, il terrorista italiano condannato per omicidio in Italia e rifugiatosi in Brasile, ha richiesto decenni e un cambio di orientamento politico in Brasile per essere risolto. Anche in Francia, la richiesta di estradizione di alcuni ex brigatisti condannati in Italia è stata respinta dalla magistratura francese, nonostante l’impegno del governo italiano. Questi esempi dimostrano quanto sia difficile ottenere risultati concreti attraverso il sistema giudiziario e diplomatico.
La decisione della Corte costituzionale italiana è un passo importante nel cammino verso la giustizia per Giulio Regeni, ma è solo un passo. È importante che l’Italia continui a mantenere viva la causa di giustizia per Regeni e a indicare con fermezza le responsabilità del regime egiziano. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che l’aggiustamento di un articolo di legge illegittimo è solo l’inizio. La comunità internazionale deve lavorare insieme per garantire che i diritti umani siano rispettati ovunque nel mondo e che le vittime di abusi abbiano accesso a una giustizia reale. La strada verso la piena responsabilità e giustizia può essere tortuosa, ma è una strada che non dobbiamo smettere di percorrere.