Giancarlo Giorgetti nasce in un comune, di 800 abitanti scarsi, di cui ha fatto il sindaco, Cazzago Brabbia, adagiato sul lago di Varese. È figlio di pescatori di lago, costanti e pazienti, che conoscono il tempo e il vento che increspa le acque lacustri. Un paese tranquillo, di gente silenziosa ed operosa, leggermente malinconica a causa dell’umidità che il lago ti porta nelle ossa. Questa malinconia di fondo viene temperata dai piatti dell’osteria della Rosa e dall’ex caffè Darsena, sulle sponde del lago. Lì probabilmente il giovane Giancarlo ha imparato l’ironia varesotta, e soprattutto l’autoironia di cui è maestro. Panta Rei, tutto scorre. E la sua vita da Cazzago lo ha portato a Milan. Qui si è formato a quella che ai tempi, oggi forse un po’ meno, era la culla del Capitale, la Bocconi, da dove è uscito Mario Monti e tanti altri.
Milan l’è una Gran Città, da qui è partito il Fascismo, ma anche il Craxismo, e pure l’intellettuale della Magna Grecia, Ciriaco da Nusco, qui si è formato, alla Cattolica. Alla Bocconi conosce i fondamenti dell’economia, predittivi del suo futuro, e si costruisce quelle relazioni tra la classe dirigente del Paese oggi Nazione. È anche cugino di Massimo Ponzellini, noto banchiere lombardo, relazione che certo aiuta ma che non è certamente esaustivo di una progressione lenta e costante. Fa il sindaco del suo paese, il segretario della Lega Lombarda dopo Castelli, cuore del sistema bossiano, fa il sottosegretario alle infrastrutture. Ma soprattutto è per dieci anni, due legislature, Presidente della Commissione Bilancio della Camera. Qui conosce la struttura di bilancio dello Stato, capitolo per capitolo, anfratto per anfratto dove si nascondono, come i pesci persici, tra le pieghe dei libroni, problemi e soluzioni, e segreti, quelli veri, di cartamoneta. Da questa poltrona, che fu dei siciliani Ugo La Malfa e Giuseppe La Loggia, di Cirino Pomicino, ha diretto e coordinato, mediato ed intermediato, dieci Finanziarie. È proprio per questo, oltre che per altro, che la Giorgia della Nazione lo pensa.
Giancarlo oggi pensa al suo Natale, innanzi tutto suo padre, che si chiama proprio così, Natale il pescatore, e poi dicembre è il suo mese genetliaco. Quale panettone mangerà Giancarlo? Quello di via XX Settembre? Lui è un predestinato, ha costruitocostantemente una vita da luccio, il predatore del lago, paziente ed attendista che aspetta un tempo indefinito la sua preda, senza fretta, mentre Trote e Tinche si sollazzano.
Il momento giungerà, nonostante scaramanzie e piccoli calembour di nascondimento autoironici. Il tempo di riposare bevendo un bicchiere alla Darsena è lontano per il babyboomer varesotto.
Cosi è se vi pare.